La poesia di Rosa Serra come atto di resistenza


Della poesia minimalista di Rosa Serra ho sempre ammirato il pudore, i suoi versi in punta di piedi, sussurrati e mai gridati.
Ma a volte, come nella poesia che state per leggere, anche il sussurro può diventare urlo e denuncia.
In un’epoca che sembra aver del tutto perduto il senso comune del decoro, che non sa più vergognarsi, il pudore e la poesia che lo sorregge possono divenire strumenti di resistenza. Possono aiutarci a comprendere un mondo che si sta trasformando brutalmente, perdendo quelli che pensavamo fossero i valori condivisi della civiltà.
Niente ci sembra più «normale», nel senso autentico della parola, ovvero qualcosa che accade secondo la norma. Non c’è più niente di «ordinario».
Siamo ormai succubi dello stra/ordinario, dominati dagli stra/ricchi, dagli stra/potenti, dagli stra/prepotenti, dagli stra/fichi. La realtà è stata soppiantata dai social, il pensiero critico è stato messo al bando. Il potere buono che dovrebbe essere il sale e la linfa vitale della democrazia non c’è più: è diventato uno stra/potere fine a se stesso.
Sta cambiando la nostra percezione del mondo, e neanche ce ne accorgiamo. La deportazione di massa viene evocata come uno strumento di pacificazione. L’annessione di territori sovrani viene spacciata per una joint-venture. Tutto in ossequio alla pervasiva ideologia dello «stra», che ci porta a trascurare il prossimo, a inseguire la logica del successo e dell’affermazione individuale.
E il peggio è che non riusciamo più a indignarci. Anzi, la lezione degli «stra» miete sempre più proseliti. Nella vita quotidiana, sono sempre di più quelli che sgomitano per entrare a far parte degli «stra».
Verso tutto questo, Rosa Serra punta il dito. Il suo sommesso sussurro diventa denuncia e allarme. I suoi ironici consigli su come iscriversi alla categoria degli «stra» sono uno schiaffo che interpella la coscienza.
La sua poesia è un grande atto di resistenza e di intelligenza. Stampatela, leggetela, fatela girare. Resistiamo.
Geppe Inserra

* * *

Come entrare nella categoria degli «stra»

Le regole da seguire sono poche
facili semplici quasi banali.
Guardare sempre avanti,
non lasciarsi distrarre da una mano tesa,
non vedere gli altri, non ascoltarli,
non sentire il lamento di chi
non ha più forze.
Ignorare quella voce interiore
che sediziosa insinua il dubbio e
osa sussurrare un rimorso.
Guardare sempre avanti,
verso il sole che illumina l’abbronzata patinata certezza,
dare le spalle al buio di chi ha domani pallidi, se ne ha.
Guardare avanti dove si gioca l’azzardo ladro e volgare sulla pelle altrui,
sgomitare impuniti elargendo quella risata che vende sicurezza a tutti.
Guardare sempre avanti,
evitare sguardi che possono turbare qualche residuo di coscienza.
E non voltarsi mai
per non rivedere quel momento della propria vita
e quella strada di luci accecanti in cui si è lasciata la propria anima.

Rosa Serra

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Author: Rosa Serra

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