La scomparsa di Nando Romano, cultore di Foggia e del suo dialetto

Foggia ha perso un suo figlio appassionato, cultore attento della sua identità, della sua storia, del suo dialetto. Se n’è andato in punta di piedi Nando Romano, docente, dirigente scolastico, giornalista, polemista, autore di svariati saggi di storia del territorio e sul dialetto. Avrebbe compiuto tra poco 79 anni; le sue esequie sono state celebrate in forma privata.
Tanta la costernazione tra quanti lo hanno conosciuto ed apprezzato. Era tra i più attenti lettori del nostro blog, i cui articoli sovente ha puntualizzato ed approfondito con brillanti commenti.
Lo conoscevo da una vita. La nostra amicizia risale a quando – giovane professore di lettere lui, giovane cronista alla Gazzetta del Mezzogiorno io – dedicai un articolo alla ricerca sulla toponomastica foggiana che aveva condotto con i suoi studenti dell’istituto per geometri Masi. Un’opera preziosa, stampata in appena cinquanta esemplari, che aveva documentato i tanti scempi che nel corso dei decenni erano stati operati ai danni dei nomi delle strade della città.
Nando si è sempre caratterizzato per la sua vis polemica, per le sue prese di posizione non di rado spiazzanti. Una voce fuori dal coro, nel senso più autentico della parola, una rara intelligenza.
Voglio ricordarlo ripubblicando l’articolo di cui vi ho parlato, che il quotidiano regionale ospitò nella rubrica Foggia da salvare. Risale a 44 anni fa, e dimostra come Nando sia stato anche un pioniere di quell’attenzione della scuola verso il territorio e le radici che sarebbe compiutamente maturata negli anni successivi. Potete leggerlo di seguito, o sfogliarlo e scaricarlo nel suo formato originale, alle fine. (g.i.)

* * *
C’è un po’ di storia nei nomi delle vie
Nella stessa targa si potrebbe indicare il nome vecchio accanto al nuovo

FOGGIA — C’è un frammento di storia anche agli angoli delle strade: i nomi dei vicoli, delle vie, delle piazze sono in se stessi una testimonianza del passato. Spesso, anzi, è proprio la toponomastica a offrire preziose indicazioni agli storici, nelle loro ricerche.
Conservare i nomi delle strade, evitare sostituzioni traumatiche, significa quindi preservare la memoria di fatti, personaggi, costumi di cui talvolta non restano segni se non, appunto, l’intitolazione di una strada. A Foggia, purtroppo, la toponomastica ha subito frequenti e deleteri cambiamenti.
La “Carta Mongelli”, redatta dall’omonimo architetto foggiano nel 1839, rappresenta la più antica e scientifica codificazione dei toponimi cittadini: dei 300 che vi sono elencati, ne sopravvivono oggi appena 180. In quasi un secolo e mezzo, gli amministratori municipali hanno “fatto giustizia” di almeno 120 toponimi, che sovente costituivano l’unico esile filo che restava stabilito con fatti, monumenti, costumi del passato.
Il progressivo degrado di questo patrimonio storico-linguistico è stato rigorosamente documentato in una ricerca condotta da Nando Romano, docente di italiano e storia, e dai suoi studenti del geometra “Masi”. I risultati sono stati pubblicati in un raro saggio (la tiratura è stata limitata a sole 50 copie), a coronamento dell’anno scolastico che vide l’équipe impegnata nella sua fatica.
L’elenco delle “tristizie” commesse è lungo. Nel corso degli anni sembra essersi venuta a consolidare la tendenza di nobilitare in qualche modo la città, “blasonando” arbitrariamente strade e piazze.
È il caso di quelle vie la cui denominazione si rifaceva alle arti e mestieri che vi venivano praticati: via Briglia, via Sapone, via Stracci, via Scopari, via Gioncaia. via de’ Proietti, via Panni Vecchi sono tutte scomparse per dar luogo a intitolazioni anonime, che nulla hanno da spartire con l’ambiente e il territorio circostante
Il caso più emblematico è quello di via Scopari: nel periodo fascista scomparve per far posto a una ben più altisonante “via dell’Impero”. Adesso è via Dante Alighieri.
Non meno deprecabile è la scomparsa di quei toponimi che si riferivano a luoghi particolari. La perdita più grave è quella della “strada Egnazia”, che comprendeva le attuali via Napoli e via Vittime Civili. Il vecchio nome era un’utile indicazione sulla possibilità che per Foggia passasse la celebre via Egnazia, l’arteria di collegamento tra il Basso Adriatico e l Oriente.
La vecchia intitolazione sopravvive oggi, ma curiosamente storpiata, in vico Ignazio (anticamente si chiamava “Egnazio”), una piccola traversa di via Napoli.
Errori del genere venivano comunque commessi anche nel passato. La vecchia via Nunciata Sulmona (oggi Nunziata Sulmona) si riferiva in realtà alla SS. Annunziata di Sulmona, il cui culto era stato introdotto a Foggia dai pastori abruzzesi che conducevano a svernare le proprie greggi nel Tavoliere. L’errore è stato acriticamente continuato, mentre del tutto scomparsa è un’altra interessante intitolazione che rimarcava la presenza abruzzese a Foggia: via SS. Castello (oggi incorporata in via Calvello), presso cui sorgeva la cappella del Santissimo di Castel Sangro, venerato in provincia di Chieti.
Perdite, trasformazioni, cambiamenti spesso arbitrari e sempre comunque dettati se non dall’insipienza, almeno dalla scarsa sensibilità verso la storia dei funzionari e degli amministratori che si sono succeduti in un secolo e mezzo.
È stata, come avvertono nel saggio già citato il prof. Romano e i suoi allievi “una sistematica distruzione del patrimonio culturale della città, il che è gravissimo, perché spesso voluta”.
Ma come fare per porre riparo a tanto danno? Una maggior attenzione verso le tradizioni storico-culturali dovrebbe essere riposta anche nell’intitolazione delle nuove strade (per esempio, perché non esiste una “via dei terrazzani”?). Per correggere poi i devastanti effetti delle trasformazioni apportate alla Carta Mongelli, basterebbe un semplice accorgimento: indicare, nella stessa targa stradale, il nome vecchio insieme a quello odierno. Per esempio, via Vittime Civili, già via Egnazia.
L’operazione, in definitiva, non costerebbe nulla, ma restituirebbe alla città una parte del suo passato, sia pure sotto forma di nomi delle strade. È una proposta (sulla quale sono gradite osservazioni e interventi dei lettori) che la commissione comunale toponomastica potrebbe prendere in considerazione.
Geppe Inserra

Views: 0

Author: Geppe Inserra

5 thoughts on “La scomparsa di Nando Romano, cultore di Foggia e del suo dialetto

  1. Molto colpito dalla inaspettata perdita dell` ex collega, studioso appassionato di storia locale. Mancheranno i suoi rilievi critici e i suoi contributi.

  2. Davvero dispiaciuto della scomparsa di Nando Romano. Spesso mi chiedeva di accompagnarlo nei paesi interni del Gargano per studiarne i dialetti. Riposi in pace! 🙏

    Michele Eugenio Di Carlo

  3. Con Nando Romano scompare una persona di grande spessore culturale e di incredibili doti umane e professionali. La mia amicizia con con lui si perde nella notte dei tempi. Ai figli va il mio cordoglio più sincero ed affettuoso. Di lui conserveremo il tratto generoso e
    costante di amore per il territorio che amava, tramandando la sua storia e recuperando le radici di una civiltà che rischia di scomparire. A Ciro va il mio abbraccio. Micky dè Finis.

  4. Con lui scompare (dopo A. Capozzi) un altro cultore delle nostre tradizioni che oserei dire ortodosso soprattutto su come secondo lui va scritto il dialetto Persona di grande cultura e temperamento. Guai a scontrarsi con lui su certi temi diventava spesso …poco simpatico ma bisogna riconoscergli la sua grande competenza. Dispiace la sua prematura scomparsa
    Gianni Ruggiero

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *