Questo articolo, con cui l’amico Giuseppe Zingarelli, studioso, ricercatore e cultore di storia locale, inaugura la sua collaborazione con Lettere Meridiane (gli sono molto grato…) è nato per una coincidenza. Camminando per strada, Giuseppe ha colto la conversazione di un gruppo di ragazzi che manifestava la propria gioia per la vacanza scolastica di domani, festa patronale del capoluogo dauno.
Nello stesso tempo, si è reso conto che gli studenti non sapevano assolutamente nulla delle ragioni che fanno cadere la festa al 22 marzo, nonostante l’importanza che questa data riveste per la storia, non solo religiosa, della città.
Di qui l’idea di scrivere l’articolo che segue, ammirevole per sintesi ma anche per completezza. Leggetelo con attenzione, fatelo leggere a figli e nipoti. La conoscenza del passato è indispensabile per capire il presente, e per affrontare con maggiore consapevolezza e responsabili le sfide che il futuro ci riserva. (g.i.)
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Il 20 marzo 1731 è una data dolorosa per la città di Foggia. 294 anni fa un violentissimo sisma, IX grado della Scala Mercalli, magnitudo 7.05 Richter, rase al suolo il capoluogo dauno. Erano le 3 di notte.
Lo spaventoso scuotimento tellurico distrusse quasi totalmente Foggia, riducendola ad un cumulo di macerie, cancellando interi quartieri. Fu la Santa Vergine a soccorrere i cittadini foggiani in preda alla disperazione, al pianto, al totale smarrimento, all’angoscia, al dolore. Fu la Santa Vergine a prendere per mano i foggiani, a sostenerli in un momento di totale smarrimento collettivo.
La solennità patronale del 22 marzo in onore della Madonna dei Sette Veli rievoca proprio la tragicità di quei momenti luttuosi in cui tutto sembrava perso, ogni sforzo vano, il ritorno alla “normalità” impossibile. La Madonna apparve al popolo foggiano per ridonargli la speranza, quando anche la speranza sembrava essere stata sepolta per sempre sotto le macerie.
Nel 1073 un tavolo riproducente l’immagine della Madre di Dio fu ritrovato nelle acque stagnanti e paludose nei pressi del luogo in cui oggi sorge la Cattedrale. Il sacro Tavolo avvolgeva l’effige della Vergine con stoffe di seta. Veli neri sembravano ornare il suo volto. Da quell’anno il sacro Tavolo venne custodito, conservato e tramandato intatto nei secoli successivi, fino ai nostri giorni. Da qui il nome: la Madonna dei Sette Veli.
Nelle angosciose giornate del terremoto del 1731 si verificarono gli eventi prodigiosi che da quella data, ogni anno, vengono rievocati il 22 marzo. Ricordano le ripetute apparizioni del volto della Vergine ritratto nell’ovale scuro del quadro. Quel terrificante sisma privò Foggia di eccezionali monumenti architettonici di epoca medioevale. Sbriciolò mirabolanti edifici costruiti dalla munificenza di sovrani svevi e angioini. La stessa Chiesa Madre, risalente all’epoca normanna, non venne risparmiata da tanta rovina.
Dopo le prime ore che seguirono il terremoto, il sacerdote don Nicola Tudisco, prodigandosi non poco, dalle rovine della Cattedrale trasse in salvo il quadro della Madonna dei Sette Veli. Quando lo ebbe tra le mani, il sacerdote non credette ai suoi occhi. Constatò che esso era rimasto sostanzialmente intatto all’interno della nicchia della cappella che lo custodiva.
La sacra immagine venne poi trasportata, tra le lacrime della gente distrutta dal dolore, nella chiesa dei Cappuccini che all’epoca era situata a destra della via San Severo, un luogo in aperta campagna. Fu in quel luogo che la Madonna si mostrò ai suoi figli disperati, afflitti e angosciati.
Le apparizioni si verificarono nei giorni 22, 24, 27 marzo. Una successiva apparizione si verificò il primo aprile. Gli eventi miracolosi furono attestati con deposizioni giurate da parte di testimoni ritenuti degni di fede, quali l’Arciprete Guglielmone, il guardiano del convento, Padre Bernardino della Serra, il Governatore della Regia Dogana, don Carlo Ruoti, il Mastrogiurato e alcuni Reggimenti della città.
La mattina del 22 marzo, i numerosi fedeli presenti in chiesa e nel piazzale antistante il convento contemplarono con i loro occhi il volto della Madre di Dio che quasi sembrava proiettarsi fuori l’ovale del quadro. Trascorsi alcuni giorni si decise di trasportare il quadro miracoloso nella chiesa di San Giovanni Battista, vicino a Porta Grande.
La celebrazione del 22 marzo rievoca quindi circostanze e situazioni di grandissima sofferenza della comunità dauna, palesemente penitenziali, cui si rapportano gli esiziali, tragici e luttuosi avvenimenti di un terremoto talmente devastante da non avere precedenti nella memoria storica della città.
La grande devozione dei foggiani alla Madonna è espressione dell’amore e della riconoscenza che l’intera comunità ha sempre manifestato alla celeste Madre. A Maria il devoto popolo di Foggia si rivolse anche nei dolorosi giorni in cui la “Città del Tavoliere”, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, tra la fine di maggio e la metà del settembre 1943, subì pesantissime distruzioni causate dai massicci bombardamenti delle Forze Alleate. Circa duemila morti. Poi la tragedia dell’ 11 novembre 1999. Il crollo in piena notte, alle 3.12, di uno stabile sito in Viale Giotto. 67 vittime. È la più grave tragedia edilizia della storia italiana ed europea. Via delle Frasche. Sempre di notte, alle 3.18, una fuga di gas nel quartiere Borgo Croci causa l’esplosione e il crollo di una palazzina. 8 vittime.
Quattro avvenimenti drammatici, luttuosi e dolorosissimi che Foggia ricorderà per sempre.
Giuseppe Zingarelli
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Grazie.
Intervento doveroso ed esplicativo di Giuseppe Zingarelli verso i giovani diventa ottimo riepilogo di storia e delle tradizioni religiose della nostra Foggia.
Grazie Geppe. L’articolo menzionando, tra le altre, le vittime dei bombardamenti parla giustamente di 2000 vittime.