Il declino culturale di Foggia, come arrestarlo ? (di Giuseppe D’Antonio)

Affezionato amico e lettore di Lettere Meridiane, Giuseppe D’Antonio ha pubblicato un commento all’articolo Foggia rischia la desertificazione culturale, che ritengo particolarmente interessante ed importante, perché offre diversi spunti di riflessione e di dibattito. Ecco quanto ha scritto Giuseppe, alla fine la mia risposta.

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È davvero preoccupante la situazione che Foggia sta vivendo con la chiusura della biblioteca e l’incertezza sull’Archivio di Stato. Speriamo che le iniziative della società civile portino a una soluzione positiva e che si trovi presto una soluzione per tutelare questi importanti luoghi di cultura.

Tuttavia, questa crisi mi spinge a esprimere alcune riflessioni più ampie sulla “cultura” e, in particolare, sulla realtà foggiana. Il mondo culturale, in generale, è spesso afflitto da una cronica carenza di fondi, una problematica ben nota. Ma a mio avviso, il problema va oltre la semplice mancanza di risorse economiche.

Troppo spesso, nel settore culturale, si riscontra una mancanza di visione strategica, una difficoltà nel definire chiaramente cosa si vuole “essere” e, di conseguenza, “fare”. Si tende a rimanere ancorati a una concezione di “cultura” intesa principalmente come “evento”. L’evento, però, dovrebbe rappresentare semmai la fase finale, la manifestazione di un progetto culturale ben più ampio, articolato in una prospettiva di medio e lungo termine. Manca una progettualità che vada al di là dell’immediato, che costruisca un percorso coerente e sostenibile nel tempo.

E questo è particolarmente rilevante per Foggia. Oggi, a differenza di un tempo, le risorse economiche potenzialmente ci sono. Esistono numerosi bandi e finanziamenti, soprattutto a livello europeo, che potrebbero essere intercettati per sostenere iniziative culturali di ampio respiro. La domanda è: quanti di questi progetti e finanziamenti europei vengono effettivamente realizzati a Foggia?

Questa situazione mi porta a una domanda cruciale: cosa sarà culturalmente (e non solo) parlando, la città di Foggia tra 10 o 15 anni? Quale “identità culturale” si vuole costruire? Si punta a diventare (giusto per fare degli esempi) “la città del libro”, con festival letterari, biblioteche innovative e promozione della lettura? Oppure, altro esempio, “la città della transumanza”, valorizzando le antiche tradizioni e creando un indotto turistico e culturale legato a questo patrimonio immateriale? O ancora, quale altra visione?

Senza una risposta chiara a queste domande, senza una progettualità definita e condivisa, il rischio è quello di navigare a vista, di reagire alle emergenze senza costruire un futuro culturale solido e identitario per la città.

Ma c’è un aspetto ancora più importante da considerare: l’impatto sociale della cultura. Un investimento serio e continuativo in cultura, che coinvolga attivamente la società civile, incluse le scuole e le nuove generazioni, ha il potere di creare un’identità positiva e condivisa nella comunità. Quando le persone si sentono parte di un tessuto culturale ricco e vitale, si rafforza il senso di appartenenza, si sviluppa il pensiero critico e si promuovono valori positivi. Al contrario, la mancanza di cultura, l’assenza di punti di riferimento positivi, può favorire distorsioni ideali, portando alcuni individui, soprattutto i più giovani, a prendere a riferimento modelli e valori devianti, provenienti da contesti mafiosi o criminali. La cultura, quindi, non è solo “intrattenimento” o “erudizione”, ma uno strumento fondamentale per la crescita sociale, per la prevenzione della devianza e per la costruzione di una cittadinanza attiva e responsabile.

Questo sottolinea come l’assenza di una visione strategica e di investimenti mirati impedisca alla città di Foggia di attrarre e valorizzare risorse culturali di alto livello, limitando così il suo potenziale di crescita e di sviluppo.

La situazione attuale ci pone di fronte a una scelta cruciale: continuare a subire passivamente il declino culturale, oppure assumere la responsabilità di costruire attivamente un futuro in cui la cultura sia un pilastro fondamentale dell’identità e dello sviluppo di Foggia. Il tempo per agire è ora.

Giuseppe D’Antonio

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Condivido in tutto e per tutto le riflessioni di Giuseppe. Gli eventi culturali si sottraggono alla logica dell’effimero solo se riescono a durare nel tempo. Ma per durare nel tempo e mettere radici è necessario che vi sia una vision a monte e che le istituzioni locali facciano il loro ruolo, andando al di là dei desiderata dell’assessore di turno. Abbiamo perso tante opportunità in passato. Per ricordarne solo due: l’indimenticabile Spazio Giovani, manifestazione musicale che veniva organizzata dalla Città di Foggia, grazie alla lungimiranza di Bruno Cavaliere e il Festival del Cinema Indipendente di Foggia, promosso dalla Provincia ben prima che Bari si dotasse del suo Bif&st, e poi finito sotto la scure dei tagli derivanti dalla soppressione delle Province. Meno male, resiste il Foggia Film Festival di Pino Bruno, che quest’anno celebrerà la sua XV edizione. A spanne, credo si tratti della più longeva manifestazione culturale di Foggia, tanto di cappello al suo direttore artistico. È emblematica la foto che abbiamo scelto per illustrare la “provocazione” del nostro lettore: un momento della quarta edizione di Spazio Giovani, celebrata come le altre al Teatro Mediterraneo con la partecipazione di ben 389 gruppi musicali, provenienti da tutta Italia ma anche da Francia ed Inghilterra (se volete saperne di più, date uno sguardo qui). Il Teatro Mediterraneo è chiuso, e forse lo resterà per sempre, su Spazio Giovani è calato il sipario.

La cultura non è una tela di Penelope, che disfa oggi quanto era stato tessuto ieri. Ma purtroppo a Foggia spesso, troppo spesso, le cose sono andate così. La cultura deve mettere radici. Deve in qualche modo fondarsi sul genius loci che sta alla base di una cultura autenticamente radicata nel territorio, scandita dall’identità invocata da Giuseppe D’Antonio.

Il punto è che l’identità, la visione strategica non possono essere scelte a tavolino, o imbastendo un sondaggio. C’è bisogno di tempo, di durata, e soprattutto di saper guardare oltre il proprio orticello.

Come riuscirci? Il dibattito è aperto. Dite la vostra.

Geppe Inserra

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Author: Redazione

1 thought on “Il declino culturale di Foggia, come arrestarlo ? (di Giuseppe D’Antonio)

  1. Ho letto con grande interesse le riflessioni di Giuseppe D’Antonio e la risposta di Geppe Inserra. Condivido l’allarme per una situazione culturale che a Foggia appare discontinua e caratterizzata dalla mancanza di una visione condivisa. Lo testimoniano la chiusura della Biblioteca provinciale e del Teatro Mediterraneo da tanto tempo, l’incerto destino dell’Archivio di Stato.
    Sono segnali che non possiamo ignorare.
    Come SPI CGIL di Foggia sentiamo la responsabilità di porre in essere e contribuire mediante la promozione di momenti culturali con il coinvolgimento dei cittadini.
    Per questo, il 9 maggio daremo avvio all’iniziativa “Il libro ci lega”, con l’obiettivo di costruire una rete culturale tra le nostre Leghe della Provincia di Foggia, fatta di letture condivise, incontri intergenerazionali, promozione della memoria e dei saperi. È un piccolo seme, ma pensato per mettere radici. Perché — come scrive D’Antonio — la cultura non può esaurirsi nell’evento, ma deve essere parte di una progettualità a lungo termine, capace di generare appartenenza, spirito critico e coesione sociale.
    Carlo D’Andrea
    Segretario Generale Spi Cgil Foggia

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