Maddalena, memoria vuota e avara di segni

Ottantadue anni fa, il 28 maggio del 1943, si aprì per Foggia il capitolo più tragico della sua storia: l’inizio dei bombardamenti alleati che si sarebbero protratti fino alla metà di settembre, provocando migliaia di vittime e la distruzione di gran parte dell’abitato.
Tra gli edifici irrimediabilmente danneggiati dai «bombardamenti strategici» che avevano come scopo non solo la neutralizzazione degli obiettivi militari, ma anche quello di terrorizzare la popolazione, ci fu anche la Chiesa della Maddalena, un luogo particolarmente simbolico e caro alla cittadinanza. Il tempio, con l’annesso conservatorio che nel corso dei secoli ospitò donne pentite, orfane e monache non consacrate, era stato fondato nel 1723 dal vescovo Emilio Giacomo Cavalieri.
Le bombe sganciate nei raid aerei (non quello iniziale del 28 maggio, ma quelli assai più violenti di luglio ed agosto) lasciarono solo un ammasso di ruderi, che vennero bonificati per necessità igienico-sanitarie diverso tempo dopo, nel 1973, durante l’epidemia di colera.
L’area è oggi adibita a parcheggio pubblico, e sopravvive solo il toponimo. È una storia particolarmente emblematica della cesura di memoria provocata da quella tragica estate.
Lettere Meridiane celebra il triste anniversario pubblicando una poesia di Rosa Serra, dedicata proprio alla Maddalena.
Nei versi profondi di Rosa, la «piccola storia» della chiesetta oltraggiata dalla guerra s’intreccia con quella della città e della sua comunità, che con quelle distruzioni e le tante vittime videro svanire pezzi importanti della loro identità, del passato, della memoria collettiva.
La poetessa coglie con rara sensibilità il significato di quel «grande spazio della città / rimasto vuoto e avaro di segni», invitando a ricordare, a non dimenticare. Anche a questo serve la poesia (g.i.)

1943 La Maddalena

Dall’altare,
la Maria Maddalena
avrà tremato per i suo fedeli
al rombo continuo degli aerei.

Il dipinto dai toni bruni e dorati,
splendeva nella sua semplicità.
Il dolce volto era sempre illuminato;
di giorno dal sole
che entrava con un raggio devoto
dal piccolo rosone
e di notte era la luce tremula
delle candele votive
e il chiarore della città e della luna
che si infilavano dalle finestrelle
per far compagnia a Maria.

Ogni giorno
il fragore di morte era sempre
più terribile e incalzante,
con voragini profonde intorno alla piccola chiesetta indifesa,
finché non giunse il suo crollo.
La vecchia campana
fece udire la sua ultima voce
rovinando al suolo.
Era un addio, quell’ultimo rintocco,
al piccolo popolo che aveva cadenzato la sua vita al suono dell’Ave Maria;
un suono che scandiva il tempo
del lavoro e il tempo della preghiera.
Quanto dolore accompagnò
la fine di quel luogo sacro.
Era di supplica da madri, mogli, figli
per gli uomini in guerra
era rifugio per cuori spaventati, smarriti.
In quei tempi feroci non andavano in chiesa per avere miracoli,
ma per cercare di tirare avanti senza di essi
e la Maddalena, dallo sguardo pietoso, questo lo sapeva.

Il tempo sbriciolò il dolore sulle macerie e pian piano anche
la memoria.
Si salvò solo un nome,
La Maddalena.
Ancora oggi
solo questa parola nuda,
aleggia dolce, ma misteriosa
tra passanti frettolosi e ignari
nel grande spazio della città
rimasto vuoto e avaro di segni.
Nulla, non una piccola croce e un nome “la Maddalena”
a ricordare la speranza, il dolore
e la fede della povera gente.

Rosa Serra

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Author: Rosa Serra

6 thoughts on “Maddalena, memoria vuota e avara di segni

  1. Bellissima e struggente poesia. Io neanche sapevo che l’odierno parcheggio ospitava in passato una chiesa. Grazie di far conoscere la storia della propria città ai foggiani

  2. Bellissima e commovente poesia . Da bambino ci giocavo tra i ruderi
    Mi chiedo ma sicuro che sotto il manto stradale non ci sia qualcosa da recuperare alla memoria ( come nel centro di storico) ?

  3. poesia struggente. Patrimonio prezioso per la memoria perduta di questa povera, ma pur sempre bellissima città.

  4. La poesia è struggente e “lieve al cuore”, nello stesso tempo.
    Non graffia ma accarezza l’anima e la memoria, con la crudezza della tragedia immane della guerra e delle genti, nate, per caso, proprio in quei tempi.
    Non sapevo che ci fosse stata una chiesetta dedicata alla Madonna dove oggi sorge un parcheggio frequentatissimo ed affollato, nel centro storico della città.
    Dovremmo creare eventi per …non dimenticare.
    Perché un popolo che dimentica la storia è destinato a rivivere le grandi tragedie del passato.

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