
Non sono un «passatista», ma il passato esercita su di me un suo indiscutibile fascino.
Mi piace capirlo e riscoprirlo, perché attraverso di esso rivedo come siamo stati, come sono stati i nostri padri e i luoghi in cui abbiamo vissuto, inesorabilmente trasformati dal tempo.
Quanti monumenti oggi non esistono più? Quante testimonianze del passato sono state cancellate? Quanti paesaggi e panorami sono stati inesorabilmente modificati dal progresso?
Nella nuova rubrica di Lettere Meridiane, che prenderà il via domani, cercheremo di restituire visibilità e colore alle tracce scomparse del tempo che fu.
Lo faremo con il supporto dell’intelligenza artificiale, con cui abbiamo restaurato e colorato antiche incisioni e fotografie che raccontano pezzi ormai perduti di Foggia e della Capitanata.
Ne vedete alcuni nell’immagine che illustra il post. Nell’ordine, da sinistra a destra e dall’alto in basso: un panorama di Peschici agli inizi del secolo scorso, un’incisione della Villa comunale risalente alla fine dell’Ottocento, l’Abbazia di Monte Sacro sul Gargano, il Castello di Albanito a Foggia, l’Arco di Federico II nella sua posizione originaria, la Pianara, un panorama di San Menaio, l’arco d’ingresso della cosiddetta Caserma di Cavalleria e la Caserma stessa.
Tutti monumenti o luoghi scomparsi, o inesorabilmente trasformati dal tempo, che offriremo agli amici e ai lettori di Lettere Meridiane giorno per giorno, nelle prossime settimane.
Sono soltanto alcune delle tappe di un «tour della nostalgia» che durerà diverse settimane e ci porterà in giro per l’intera provincia di Foggia.
Ogni giorno un monumento o un luogo diverso, offerto ai lettori in tre diverse versioni: l’originale in bianco e nero, semplicemente restaurato; la versione colorizzata; e una versione artistica, di cui potete ammirare una demo nell’immagine alle fine del post, che riproduce il banner della nostra pagina fb..
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Siete pronti a mettervi in viaggio con noi?

