Quando Foggia beveva il Cinzanino

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Sono davvero impareggiabili, gli amici e i lettori di Lettere Meridiane. Questa volta, ci hanno messo un batter d’occhio a risolvere l’enigma che avevo loro proposto sulla pagina Facebook del blog, dopo essermi imbattuto in una bella cartolina di piazza Giordano nel 1959, in sui si notava, sulla facciata del celebre albergo ristorante Roma che allora dominava la piazza, un’insegna luminosa al neon.
Che c’è scritto, su quella insegna? Lorenza Soldo, Marcello Cavallo, Roberto Moretto, Viere Ferro, Carmela Smargiassi, Claudio Lecci, Alfio Hazzard hanno risolto il rebus in pochi minuti. Si tratta dello slogan pubblicitario di un aperitivo molto in voga all’epoca: «Bevete un Cinzanino» che, come puntualizza Viere Fierro, «venne lanciato in occasione di un giro d’Italia, con concorso a premi.»
Va detto che l’azienda Cinzano svolse un ruolo importante nel design pubblicitario di quegli anni, affidando la promozione del Cinzanino a firme importanti come quella di Nico Edel, che realizzò il celebre manifesto del bambino sulla groppa di un cavallo a strisce. Come ricorda Alfredo Signorile, «i Cinzanini poi diventarono Cinzano soda.»


Della cartolina, cui dedichiamo questa puntata di Memorie Meridiane, la rubrica del nostro blog che offre ad amici e lettori gadget digitali del nostro passato e della nostra identità, mi hanno colpito le numerose insegne pubblicitarie che campeggiavano sulla piazza, testimonianza interessante di un’epoca in cui le tecniche di propaganda commerciale erano ancora piuttosto rudimentali (e la televisione cominciava a muovere i primi passi).

L’immagine mostra diverse reclame come quella de «La casa della scarpa» di Lioia, Gancia e la Standa. L’insegna della Standa a piazza Giordano costituisce essa stessa una «chicca» perché documenta il periodo in cui i grandi magazzini vennero trasferiti nella zona del Mercato Ginnetto per consentire la ristrutturazione della storica sede di corso Vittorio Emanuele.
Gli stupendi amici e lettori del blog non si sono limitati a decifrare il rebus: la cartolina ha dato la stura ai loro ricordi, dimostrando una volta di più quanto le immagini siano importanti nello sprigionare la memoria collettiva.
«In quegli anni – ricorda Antonio Fortarezza, grafico, artista e docente di design – le insegne luminose erano avanguardia di comunicazione pubblicitaria, sulla scia di piazza Duomo a Milano, di Piccadilly Circus o Times Square. Ovviamente con le debite differenze in scala. Alla fine degli anni ’70 contribuii anch’io allo “scempio” cittadino, disegnandole per una ditta di insegne luminose, appunto.»
La «confessione» di Fortarezza offre lo spunto a Francesco Andretta, cultore di storia locale, già presidente della Fondazione Banca del Monte, per ricordare, a sua volta: «Corso Cairoli era completamente “devastato” di luci, fino agli anni 70, molto più di Corso Vittorio Emanuele».
«Si, è vero – replica Fortarezza -. Nel breve periodo in cui le disegnavo, cercai di renderle meno invadenti possibile e a volte anche decenti. Lasciai quel lavoro appena mi fu possibile, e me ne andai a Milano, a pulirmi la “coscienza professionale”».
Michele Placentino ricorda, invece: «Nella foto, oltre alla pubblicità Cinzano si nota sul palazzo a destra anche quella di Gancia. Erano anni in cui le aziende del “beverage” investivano più di tutte in pubblicità».
La pubblicità della «Casa della Scarpa» innesca altri ricordi, come quello di Leonardo Vocino: «…di Gioia Lioia sono stato compagno di classe al V Ginnasio. Per quanto riguarda le prime pubblicità, ancora mi risuona quella che faceva”chi calza Leopoldina vola e cammina, calza con Gioia chi calza Lioia”! era l’anno 1947.» La filastrocca popolare viene ricordata anche da Giuseppe Trincucci («cammina con gioia chi calza Lioia , Cammina Cammina chi calza Leopoldina») mentre Rosa Serra puntualizza: «I miei ricordi del negozio Lioia (quante belle scarpe…) sono successivi a quando la sede si trovava sull’altro lato del corso.»
L’architetto Franco Onorati scherza sull’assonanza tra il celebre negozio di scarpe e la Leopolda, laboratorio politico: «Leopoldina…..cammina cammina chi calza Leopoldina….. Renzi insegna!»
I due negozi concorrenti stimolano altri ricordi, come quello di Maestragloria Calabrese: «Da Leopoldina ti regalavano un palloncino quando compravi le scarpe!» cui risponde Sabrina De Santis: «io ricordo quando ero bambina che ogni volta mi incantavo a guardare gli stivali di ceramica che sostenevano le vetrine.»
L’architetto Gianfranco Piemontese si sofferma, invece, sulla triste sorte arrisa all’edificio che ospitava l’insegna di cui abbiamo parlato: «Peccato che il Grand Hotel Ristorante Roma, dopo essere sopravvissuto ai bombardamenti del 1943 sia stato sventrato e brutalmente trasformato in una banca con i suoi uffici. Solo a Foggia possono accadere certe cose: infatti dopo l’hotel Roma toccò al palazzo Cimaglia, ora sede del Monte dei Paschi di Siena. Anche qui sventramenti, e – udite udite – venne perfino tolto il vincolo storico artistico, come dire che a Mastroianni o alla Loren, da belli attori protagonisti vennero declassati a semplici comparse.»
Chiosa per tutti Santa Picazio: «Ora, vi sembrerà strano, siamo ricattati dalla pubblicità! A quei tempi, invece, non c’erano la TV, la radio, i cellulari… l’unica indicazione era guardare la luce in verticale che ti guidava al negozio…»
Assieme alla foto oggetto di discussione e di memoria, regaliamo un’altra bella foto di piazza Giordano, anch’essa risalente al 1959, ricordando che quelle che potete ammirare nel post sono soltanto miniature delle immagini, digitalmente restaurate e ad alta risoluzione, che potete trovare e scaricare soltanto nel canale whatsapp di Lettere Meridiane. Iscrivetevi (viene garantita la massima riservatezza, nel senso che il nostro numero telefonico non sarà visibile agli altri) cliccando su questo link: https://whatsapp.com/channel/0029VaBnMyn9Bb5t4bfUGn28

 

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Author: Geppe Inserra

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