La beffa delle Ferrovie: la Freccia del Sud ignora il Sud

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Qualche giorno fa, ai danni del Sud si è consumata l’ennesima beffa. È stato inaugurato il superetreno veloce che collegherà Roma con Milano in poco più di due ore. La linea non toccherà minimamente il Mezzogiorno che resta invece del tutto tagliato fuori dall’alta velocità (il collegamento tra Napoli, Foggia e Bari è soltanto ad “alta capacità”). In compenso il treno superveloce è stato battezzato, la Freccia del Sud, in onore di Pietro Mennea, pugliese di Barletta, e indimenticabile velocista.
Sulla questione, l’avv. Giuseppe Potenza, responsabile provinciale di Adiconsum, ha scritto una bella nota, che condivido in tutto e per tutto. Eccola.

Ho dato un anno della mia vita per servire lo Stato Italiano quando la leva era obbligatoria. Ho guardato commosso ogni giorno il levarsi al cielo del Tricolore. Per me il nostro Paese è Patria. Nessuno potrà dire di me che sono offensivo verso lo Stato Comunità. Ma per colpa di politicanti da quattro soldi il nostro è diventato il Paese di Pulcinella. I “professoroni” della politica hanno deciso insieme agli Amministratori delle Ferrovie Italiane di dedicare il nuovo Frecciarossa 1000, che collegherà Roma e Milano in due ore e quaranta minuti, a Pietro Mennea.
Ma il grandissimo ed indimenticato Pietro, (che ho seguito sin dai tempi in cui si allenava a Barletta e non lo conosceva nessuno), era la freccia del Sud.
Il nostro Pietro si rivolterà nella tomba al solo pensiero che per collegare la sua Barletta e la nostra Foggia al resto dell’Italia sulla linea adriatica, da Termoli a Foggia manca un binario. Riderà amaramente, da lassù dove ci guarda, quando constaterà che ancora oggi la linea adriatica ferroviaria non ha l’alta velocità (nemmeno un progetto).
Forse riderà sotto i baffi al pensiero del baffo che aggirerà la Stazione di Foggia.
Mennea non ha rappresentato solo l’Atletica Italiana nel mondo, ma anche il riscatto della Sua terra del sud.
Caro Pietro, tu sei il simbolo della velocità.
La nostra classe dirigente e politica va in retromarcia.
Non è qualunquismo il mio, ma la sacrosanta verità.
Se un cittadino di Vieste vuole andare a Milano in treno per partecipare all’Expo, si deve avviare di casa il giorno prima del viaggio.
Il Presidente provinciale Adiconsum Foggia
Avv. Giuseppe Potenza

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Author: Geppe Inserra

1 thought on “La beffa delle Ferrovie: la Freccia del Sud ignora il Sud

  1. Dubito che l'avv. Giuseppe Potenza (se si tratta dello stesso avv. Giuseppe Potenza nato a Foggia nel 1960) abbia potuto conoscere Pietro Mennea quando – sconosciuto – correva ancora a Barletta, perché a quel tempo il nostro Pres. prov. Adiconsum aveva appena 6 o 7 anni… Non è poi chiaro perché l'avv. Potenza in un sito dichiari che il suo studio sia nato nel 1985 e in un altro nel 1988… Ma questi sono solo dettagli, su cui sorridere.
    Non fanno sorridere, invece, le sue considerazioni, sposate integralmente da Geppe Inserra.
    Noto, ancora una volta, che la politica "ultras" vince su tutti i fronti.
    Dunque, l'avv. Potenza – sul tema del trasporto su rotaia – striglia i nostri politici "da quattro soldi". Già, ma quali?
    L'ammodernamento della rete ferroviaria italiana, progettata in funzione dell'Alta Velocità, è nata sul finire degli anni Ottanta, ed è proseguita nei decenni a tappe progressive.
    Di certo non ha pensato a collegare in maniera adeguata e contestuale grandi parti del nostro Sud (vedi il caso limite di Matera), ma è noto che farlo anche sulla nostra obsoleta rete adriatica sarebbe costato molto più tempo e molti più investimenti.
    Personalmente non mi appassiona sapere se un treno può collegare Roma a Milano in circa due ore, se poi potranno usufruirne solo quelli con un certo reddito.
    Mi interessa di più sapere che l'Italia (tutta) possa disporre di una rete che serva bene e senza rallentamenti, senza ritardi e senza rischi la maggior parte possibile delle sue città, In questo senso il Sud paga molte delle colpe volute non da questo ma dai tanti governi che dagli anni '80 si sono succeduti.
    E, soprattutto, dov'erano le classi dirigenti locali, le nostre Istituzioni, i partiti, i sindacati, la società civile, l'informazione quando l'Italia prendeva certe decisioni? Chiaro che, a cose fatte, è più difficile farsi sentire e, peggio, invertire le scelte adottate, i progetti realizzati, i finanziamenti previsti.
    Ci resta da fare solo una cosa: batterci, con spirito unitario e non autolesionista, perché sia migliorata la rete stradale interna, sia compiuta la strada di collegamento tra il Gargano e i Monti Dauni, siano potenziate le corse su treno per Roma, sia migliorata la qualità dei servizi a bordo di ogni singolo treno.
    Se smettessimo di pensare al "Gino Lisa" come a un totem, ma cercassimo di ottenere finanziamenti per opere davvero strategiche (come quelle succitate) avremmo risolto molti problemi di collegamento col resto d'Italia e dato lavoro a una marea di persone.
    Il problema è che non c'è una classe politica e imprenditoriale capaci di osare, di battersi "anima e sangue" (alla Antonio Pellegrino) e di lavorare insieme, oltre gli steccati politici e gli inevitabili interessi di parte.
    Cordialmente (Maurizio De Tullio)

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