Con la regionalizzazione, verso il rilancio il polo bibliotecario-museale

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La Costituzione italiana riconosce e promuove le autonomie locali. Lo si legge nell’articolo 5, e il ricorso alla parola “riconoscere” sta a dire che le autonomie locali sono qualcosa che preesiste alla costituzione stessa, e ci mancherebbe altro, visto che siamo in Italia, la patria dei Comuni.
La riforma delle Province – rimasta a metà dopo che gli italiani hanno detto no al referendum costituzionale – ha seguito il cammino inverso a quello previsto dalla Carta. I servizi culturali che gestiva una volta – la Biblioteca Provinciale, i Musei – anziché finire ai comuni così come sarebbe stato logico, sono stati assorbiti dalla Regione.
Va detto che nel caso delle Biblioteca si sarebbe trattato di un ritorno, in quanto la prestigiosa istituzione è nata proprio dal patrimonio dell’antica biblioteca comunale di Foggia.
Ma cosa fatta capo ha. L’amministrazione di Palazzo Dogana è stata la prima tra quelle pugliesi a sottoscrivere la convenzione con la Regione Puglia che prevede il trasferimento delle funzioni all’ente regionale, e va bene così.
L’intesa non riguarda soltanto la Biblioteca la Magna Capitana ma anche i tre musei facenti parte del polo museale provinciale una volta gestiti dalla società Diomede, ente strumentale voluto dalla provincia per la gestione del proprio patrimonio culturale. Si tratta del Museo interattivo e delle scienze, del Museo del territorio, del Museo di Scienze Naturali cui va aggiungersi anche la Galleria Moderna e Contemporanea di Palazzo Dogana, che la Provincia gestiva direttamente.
Si dovrà lavorare seriamente per rilanciare un patrimonio culturale che fatalmente risente di anni di precarietà e di abbandono, e in tal senso si è espressa l’assessore regionale alla cultura, Loredana Capone.
Basti pensare che la Biblioteca da tempo non ha più risorse per aggiornare il patrimonio librario e l’emeroteca, che una volta raccoglieva le più importanti riviste e giornali pubblicati in Italia. Se una Biblioteca non compra libri, riviste e giornali, che servizi offrirà ai propri fruitori?
La convenzione prevede che la Regione si faccia carico, oltre che della manutenzione delle strutture (che la Provincia cede a titolo di comodato gratuito, restandone quindi proprietaria), della gestione dei servizi, il che vuol dire non soltanto le spese del personale, ma anche quelle relative al funzionamento, tra cui l’aggiornamento del patrimonio. Libri, opere d’arte, reperti museali restano invece di proprietà provinciale.

Si tratta senz’altro di un passo in avanti, anche se occorrerà attendere qualche mese affinché gli impegni che la Regione ha contratto nella convenzione possano diventare operativi, e vengano trasformati in vere e proprie poste del bilancio.
È ottimista Gabriella Berardi, direttrice e responsabile di quello che con la convenzione stipulata tra Regione e Provincia è divenuto il Polo bibliotecario-museale della Capitanata: “La Regione e la Provincia si stanno seriamente impegnando per fare in modo che la convenzione venga attuata rilanciando le strutture ed i servizi culturali che hanno ovviamente risentito problematicamente del lungo periodo di incertezza istituzionale apertosi con la riforma delle Province”.
La sorpresa è che la Provincia continuerà ad avere comunque un ruolo per quanto riguarda la Biblioteca: la Convenzione riconosce all’ente di Palazzo Dogana la possibilità di potersi candidare a bandi anche regionali, che riguardano i servizi bibliotecari.
Si profila insomma un innovativo modello di cogestione, che dovrà essere però rodato e sperimentato: il percorso che porta alla normalizzazione non sarà facile, ma le premesse poste con la Convenzione sono senz’altro positive. Resta da risolvere il problema del personale preposto alla gestione dei musei, che era come già detto personale precario ereditato dalla Società Diomede.
Le sole strutture culturali che restano tuttora sospese nel limbo sono i due teatri dell’ente di Palazzo Dogana: il Teatro del Fuoco (che continua a funzionare pur essendo stato il personale che vi era preposto trasferito ad altri enti) e l’Oda Teatro, chiuso da tempo per inagibilità.
Anche qui sarebbe auspicabile una qualche forma di intesa tra la Provincia e il Comune di Foggia, che però è a sua volta alle prese con una pesante situazione finanziaria che rende oggettivamente difficile immaginare che Palazzo di Città possa accollarsi le spese di gestione dei due teatri, tanto più che il Giordano ha ripreso a funzionare egregiamente.

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Author: Geppe Inserra

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