Maddalena Pacifico: fu una martire o piuttosto una “furba”?

Ha fatto discutere, e parecchio, l’articolo di Maurizio De Tullio sullo strano caso di Maddalena Pacifico, la professoressa dell’Istituto Poerio di Foggia sospesa dall’insegnamento dal regime fascista, e successivamente  riabilitata dallo stesso regime, dopo aver acclarato la sua fede nel fascismo e nella religione cattolica.
Di seguito i commenti e infine la risposta di Maurizio De Tullio. A causa della consistenza degli uni e dell’altro, rinvio ad una prossima lettera meridiana le mie considerazioni sulla vicenda. (g.i.)
Manrico Trovatore, alias Enrico Ciccarelli
Fatti i meritati complimenti a Maurizio De Tullio per il certosino e prezioso lavoro di ricerca, faccio fatica a comprendere quale sia il problema. Che Maddalena Pacifico fosse una fervente fascista (non lo metto in dubbio) cancella l’odiosa discriminazione di cui fu fatta oggetto per le leggi più infami mai approvate nella nostra civiltà giuridica?
La comunità ebraica italiana contò fra le sue file molti fascisti (ed anche molti luminosi esponenti dell’antifascismo e della Resistenza). Quanto accadde alla professoressa Pacifico dimostra soltanto che le leggi razziali, oltre che ripugnanti, furono anche profondamente stupide, almeno quanto stupido fu il fascismo di molti Ebrei (e di tantissimi Italiani). Trovo sconcertante che Maurizio scriva “Nonostante ciò” (ossia il suo essere stata cattolica e fascista ed essersi appellata al Regime) “ottenne anche la riabilitazione nel lavoro”.

Non ci sarebbe mancato altro! Perché è stata comunque vittima di un abuso, che non è reso meno grave né meno aberrante dalle sue convinzioni politiche. Sarebbe come dire che fra i caduti dell’Armir non dovremmo onorare quelli di provata fede fascista (e ve ne furono). O che fra le vittime della Risiera di San Sabba e i deportati in Germania dovessimo espungere coloro che caddero vittime (come tanti, ripeto) del Fascismo e del suo tragico inganno.
La “revisione storica” sarebbe stata indispensabile e doverosa se qualcuno avesse voluto postulare una mai provata fede antifascista dell’insegnante; ma ella -per l’appunto- non venne punita per qualcosa che aveva fatto, detto o pensato, ma per qualcosa che era, o si riteneva fosse (che è per l’appunto l’abominio del razzismo, che colpevolizza una condizione e non una condotta). Che poi lo fosse malgré soi è solo un monito a comprendere che, una volta attivata la macchina della bestialità, non c’è modo di tenerla sotto controllo.
Donata Glori 
Bravo Maurizio De Tullio, sei giunto alla verità, speriamo che chi ha sottolineato la di lei situazione di quasi martire ti legga e si ravveda. Sottolineiamo però che la maestra da cui è partita l’iniziativa, alle prime notizie del suo essere una fedele fascista ha fatto non uno ma duemila passi indietro, rivolgendo la sua ricerca a ben altre figure.
Antonio Vigilante 
Non mi pare che cambi molto. La tesi era che fu perseguitata in quanto ebrea, non in quanto antifascista.
Raffaele de Seneen
Che la maestra Pacifico all’epoca fosse fascista e ancor più “fedele” non mi pare affatto scandaloso e aberrante (ripeto: per l’epoca dei fatti), resta il fatto invece che subì quella legge. Chi non era fascista allora ed in particolare fra i dipendenti pubblici?!
Bella e interessante la ricerca di Maurizio De Tullio, nella quale però, così come “commissionata” (trovare una figura foggiana per l’8 marzo) io trovo solo un’esposizione di fatti e semmai un’ulteriore contraddizione del regime dell’epoca di condannare con una sua legge una sua “fedele”.
Le distanze immediatamente prese (leggo Donata Glori) da chi aveva “commissionato” la ricerca, mi paiono almeno affrettate. Potevano essere invece ulteriore motivo di approfondimento con gli studenti, al di là di una via cittadina da intestare o meno. Il marchio “fascista” ha chiuso la faccenda.
A questo punto se proprio vogliamo “cercare di meglio” invito la/le insegnante/i interessata/e a volgere il loro sguardo su Agnese Mastrocchi, ospite nel 1849 del Conservatorio delle Pentite della Maddalena a Foggia e alle sue compagne di lavoro nella filanda, forse scopriranno che l’8 marzo è nato a Foggia.
* * *
La risposta di Maurizio De Tullio

Ringrazio Geppe Inserra e i vari
intervenuti e colgo l’occasione per qualche doverosa precisazione.
1. La mia nota intendeva porre un
accento su come, a volte, la ricerca storica viene condotta con metodi
opinabili. Sono di sicuro il meno adatto a parlarne, non avendone ufficialmente
i titoli, ma da giornalista una certa idea me la sono fatta, e ho per questo
citato il caso della professoressa Pacifico in relazione a chi l’aveva – con
tutte le buone intenzioni – segnalata come personalità degna di attenzione.
2. Dal 2014 a oggi il nome di Maddalena
Pacifico non aveva detto nulla se non che, in quanto di “razza” ebrea
e in quanto docente (del “Poerio”), era stata punita dal regine fascista
e sollevata dall’incarico, come altre centinaia di sventurati.
Dal 1938 in poi non si sapeva che fine
avesse fatto, come si evince dal comunicato dell’Università di Foggia, anche se
della sua vita e della relativa carriera altrettanto nulla era noto ma che
avesse solo un nome, un cognome e svolgesse una certa professione.
L’ipotesi, dunque, era che di lei si
dovesse parlare solo in termini “santificati”, per il solo fatto di essere
stata a suo tempo inserita nell’elenco dei docenti rimossi e mandati chissà
dove, in applicazione delle leggi razziali del 1938.
3. Se ci fossimo fermati a questa sola
informazione, avremmo avuto di che celebrare, nel 2014 come oggi. Ma – e qui
sta la mia modesta ricerca – scavando è emerso un quadro molto diverso rispetto
a quello che si immaginava della Pacifico che fu, sì, discriminata, ma che riuscì
poi a ottenere il viatico per la libertà, “nonostante” il marchio di
ebrea facesse “bella” mostra di sé sulla sua carta di identità.
4. L’anomalia del personaggio, pur a
fronte di una discriminazione di cui fu vittima e che nell’articolo avevo
comunque ampiamente sottolineato, sta nel fatto che non fece nulla per
contestare l’abominio di quelle leggi. E quando alzò la voce, non lo fece per
denunciarne l’orrore (che arrivava a penalizzare una come lei, devota fascista
fino al midollo!). Sappiamo bene che tantissimi ebrei sostennero il Fascismo e
“nonostante ciò” subirono la gogna e andarono al macero; ma mentre la
stragrande maggioranza di essi, dopo il 1938, pagò un prezzo altissimo in
conseguenza di quelle leggi razziali, la Pacifico no, anzi, in virtù di
conoscenze altolocate, riuscì probabilmente a venirne fuori e a recuperare la
dimensione professionale.
Dopo la guerra e in tempo di
“epurazioni”, non le convenne pubblicamente negare le sue origini ebraiche
proprio perché, bene o male, era finita in quell’elenco che aveva immaginato
potesse costituire una sorta di “lasciapassare” per chi, dovendo lavorare, era
stato vittima di una feroce discriminazione.
A guerra finita, infatti, riuscì a
riottenere il posto di lavoro in quanto “discriminata” ma, moralmente, si
comportò come se nulla fosse successo, pur avendo dimostrato piena adesione al
Fascismo.
5. Chiedo allora ai cortesi
commentatori: fu Maddalena Pacifico una martire,
magari solo “in sedicesimo”? Avendo insegnato a Foggia nell’anno in cui (forse)
fu docente all’Istituto “Poerio”, ed essendo stata estromessa dall’insegnamento
in quanto di religione ebraica, merita che il Comune di Foggia le intesti una
strada?
Perché si può spaccare il pelo in
quattro fin che si vuole, ma credo che la mia ricerca abbia chiaramente escluso
la risposta “Sì” alle due sopraccitate domande, motivo per cui le maestre
hanno, opportunamente, accantonato questo personaggio per puntare ad altro, di
diversa statura morale.

Cordialmente 
Maurizio De Tullio

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Author: Geppe Inserra

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