Quando Foggia e Cerignola rivoluzionarono la musica lirica

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La Capitanata e la Puglia sono stati un crocevia importante di quella “giovane scuola italiana” che sul finire dell’ Ottocento riscrisse, improntandoli ad una maggiore attenzione verso il “vero”, i canoni estetici dell’opera lirica. In questa terra si lambirono, infatti, i destini di due esponenti di primissimo piano di questo movimento musicale quali Pietro Mascagni e Umberto Giordano. Chiamato a dirigere la banda di Cerignola, il primo scrisse infatti nella calda cittadina del Basso Tavoliere il suo più famoso melodramma, Cavalleria rusticana. Una ventina d’anni prima, il capoluogo dauno, Foggia, aveva dato i natali a Umberto Giordano, che del verismo e della “giovane scuola” sarebbe stato uno degli esponenti più originali ed innovativi.

I due grandi musicisti si conobbero, e divennero amici, ma il caso volle che il loro incontro non avvenne nella comune terra d’origine o di adozione. La storia della loro amicizia viene raccontata da un interessante articolo pubblicato dal Corriere della Sera il 7 marzo del 1923, quando sia Giordano che Mascagni erano ormai affermati ed acclamati dal pubblico di tutto il mondo.

Siglato O.C. il pezzo, intitolato “Alla pesca con Giordano” offre interessanti e originali spunti sulla vita privata del foggiano più celebre e celebrato, raccontandone la movimentata esistenza sulla base dei diversi domicili occupati nella sua lunga carriera.

Giordano e Mascagni si conobbero a Roma nel 1890, quando entrambi presero parte a un concorso indetto dalla nota Casa musicale Sonzogno.

Il foggiano vi partecipava con l’opera Marina, il livornese con la Cavalleria Rusticana.

“La Commissione chiamò Giordano a Roma per eseguire al piano il suo spartito – si legge nell’articolo citato – . E quel giorno si incontrò, la prima volta, con Pietro Mascagni, il  quale era stato pure chiamato dalla Commissione perché facesse sentire la sua Cavalleria. Poiché Giordano era nativo di Foggia e Mascagni dirigeva la banda a Cerignola, i due autori in erba fecero, in quel giorno stesso, a Roma, amicizia in nome dell’affinità regionale tra Foggia e Cerignola. Diversissimi furono i destini delle due opere. Cavalleria trionfò. Marina ebbe soltanto, come musica, una lode nella relazione dei commissari ed un biasimo come libretto: soggetto serbo-montenegrino, verseggiato e ceduto dal poeta, diritti futuri compresi, per venticinque lire.”

Ma la storia non finisce qui. Quel concorso ebbe un ruolo decisivo nella nascita e nell’affermazione della “giovane scuola”, grazie alla geniale intuizione di Edoardo Sonzogno, che qualche anno prima aveva fondato la Casa musicale quale costola specializzata in musica dell’omonima casa editrice, voluta dal nonno Giovanni Battista, all’inizio dell’Ottocento.

Il buon Edoardo si era reso conto dei fermenti che attraversavano il mondo del melodramma italiano, e nel 1883 aveva dato vita ad un concorso per atti  unici realizzati da autori esordienti. La svolta si ebbe proprio con l’edizione del 1890, quando la commissione decretò il successo di Cavalleria Rusticana che avrebbe segnato anche l’atto di nascita del verismo.

Forse memore di quanto era successo qualche anno prima, quando al concorso si era presentato, senza vincerlo, un altro autore emergente, Giacomo Puccini (che era poi finito alla Ricordi, concorrente della Sonzogno), Edoardo pensò di allargare il numero degli autori premiati.

Umberto Giordano si era nel frattempo ritirato a Viterbo, a dare una mano a suo padre farmacista. “Stava perfezionandosi nell’arte di fabbricar pillole, quando – racconta O.C. sul Corriere della Sera – gli giunse uno sbalorditivo telegramma: ‘Domani, ore quindici, si presenti al Costanzi con suo spartito Marina. Firmato: Edoardo Sonzogno.’ Figuratevi, s’egli non fu preciso all’appuntamento. Che cos’era accaduto? Questo: a Sonzogno non pareva naturale che da un concorso dovesse scappar fuori soltanto un’opera. Volle, dunque, rileggere i verbali. E trovò elogi speciali per Marina. E sentiamo questa Marina. Telegrafiamo a questo Giordano. Il maestrino – ventun’anni, bella età – arriva al Costanzi, e in una sala eseguisce Marina, presenti vari competenti, fra cui maestro Mugnone. La musica piace, ma il soggetto è bocciatissimo.

– Come si fa a musicare un libretto simile? – chiede Sonzogno

– Cosa vuole.. Per venticinque lire… si scusa Giordano.

– Bè, la conclusione del concorso sarà questa – sentenzia Sonzogno. – Scritturo Mascagni e lei.”

Ebbe così inizio la sfavillante carriera di Umberto Giordano, che dal retrobottega della farmacia paterna di Viterbo, l’avrebbe portato in tanti altri domicili. Ma questa è un’altra storia, che O.C. non manca di raccontare puntualmente, assieme alla passione per la pesca del grande genio musicale foggiano. L’articolo è molto ben documentato, e si ha l’impressione che il giornalista abbia attinto le sue informazioni dalla viva voce del Maestro foggiano.

Vi racconterò il resto nei prossimi giorni.

Geppe Inserra

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Author: Geppe Inserra

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