La bella Foggia antica vista dal “boschetto”

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Rilevo con immenso piacere che gli amici e i lettori di Lettere Meridiane gradiscono i gadget digitali offerti dalla nostra rubrica Memorie Meridiane, che riguardano la Foggia di una volta, non ancora città, ma piuttosto grande paese che si avviava a conquistare una dimensione metropolitana. Antiche cartoline che ci mostrano una Foggia bella, pulita, ordinata. 

Volgere lo sguardo al passato è un esercizio utile se ci porta a riflettere sul presente. La nostalgia non è un sentimento astratto: ricordarci quando e come eravamo belli, serve a stimolarci a migliorare il presente, a non arrenderci di fronte alle brutture e allo squallore della contemporaneità.

Le immagini che offriamo oggi in regalo risalgono ai primi decenni del secolo scorso. La prima mostra la città da una prospettiva insolita: il «boschetto» della villa comunale. «Panorama della città dai giardini», si legge nella didascalia, che nella edizione originale era stampigliata al centro dell’immagine (l’abbiamo rimossa perché l’effetto era piuttosto sgradevole). 

La presenza alla destra delle «cupole» del Palazzo dell’Acquedotto  consente di datare l’immagine dopo il 1926, anno in cui il Palazzo fu ultimato. L’edificio che si vede a sinistra sullo sfondo è invece l’Orfanotrofio Maria Cristina, prima della sua demolizione e della costruzione del Palazzo degli Uffici Statali, che venne completata nel 1936. La fotografia dovrebbe quindi risalire al 1930, o giù di lì.

La città che si staglia dopo i «giardini» è bella, composta, ordinata. La cementificazione del centro era ancora tutta di là dal venire.

Risale a qualche anno prima, invece, la seconda fotografia che regaliamo ad amici e lettori, anche questa tratta da una cartolina. Raffigura il pronao della Villa Comunale, nella sua posizione originaria, che era qualche metro più avanti rispetto a quella odierna (distrutto dalle bombe, il Pronao venne ricostruito alla fine degli anni Quaranta). Sul verso della cartolina si legge la data dello scatto: risale al 1923, quando a separare piazza Cavour, la Villa Comunale e la stazione c’erano pochi palazzi e molto verde.

Come di consueto, le immagini sono disponibili in quattro distinte versioni: l’originale in bianco e nero, restaurato digitalmente; la versione colorizzata attraverso gli algoritmi e l’intelligenza artificiale del sistema Oldify (davvero bella quella del «boschetto», non trovate?), e due versioni «artistiche» che simulano, rispettivamente, un dipinto ad olio ed un acquerello.

Le immagini che illustrano il post sono solo miniature di quelle, ad alta risoluzione, che potete guardare e /o scaricare facendo clic sull’immagine stessa o sulla didascalia.

 

Panorama della città dal “boschetto” della Villa Comunale, b/n restaurato

Panorama della città dal “boschetto” della Villa Comunale, colorizzato

Panorama della città dal “boschetto” della Villa Comunale, simulazione dipinto ad olio

Panorama della città dal “boschetto” della Villa Comunale, simulazione acquerello

Pronao della Villa Comunale, 1923, b/n

 

Pronao della Villa Comunale, 1923, versione colorizzata

Pronao della Villa Comunale, 1923, simulazione dipinto ad olio

Pronao della Villa Comunale, 1923, simulazione pittura ad acquerello

 

 

 

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Author: Geppe Inserra

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