Sono tornati alla luce quasi per caso. Bellissimi, misteriosi. Forse destinati a scrivere una pagina nuova della storia dei rapporti tra Lucera e Foggia. Si tratta di due stemmi, raffiguranti tre fiammelle sull’acqua (simbolo, per chi non dovesse saperlo, della città di Foggia). Erano nascosti ai lati di uno degli altari della chiesa di San Leonardo a Lucera. Sono stati ritrovati durante i lavori di restauro del tempio, danneggiato dal terremoto del Molise e da allora chiuso al culto. La chiesa è un autentico gioiello d’arte, che possiede, tra l’altro, uno splendido e rarissimo altare di fattura rinascimentale.
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Interessante questa testimonianza di rimandi storici e culturali fra Foggia e Lucera, entrambe città di Santa Maria e sorte sopra l’acqua, essendovi da sempre in entrambe dei corsi sotterranei (per Lucera si veda “L'acqua che animava le diverse fontane esistenti nell'abitato dell'illustre ed antica città di Lucera” di Raffaele Califani, dato alle stampe nel 1872).
Gli stemmi sembrano risalire al XVII secolo. La presenza del cartiglio in latino va a sostegno dell’ipotesi di una precisa committenza verso lo scalpellino: le maestranze erano certamente analfabete e non avrebbero potuto elaborare personalmente un testo di questo tipo.
C’è quindi una scelta a monte, una scelta dettata da una committenza di una certa agiatezza: lasciare un equivocabile richiamo a Foggia. Non essendo araldista non posso esprimermi in merito se non ponendomi interrogativi che solo esperti come Loris Castriota Skanderbeg o Lucia Lo Priore saprebbero affrontare, vale a dire: è possibile che un’arme di famiglia sia identica allo stemma di una città? Vi sono casi di stemmi che inglobano il cartiglio col motto?.
Altra scelta adottata è quella di duplicare lo stemma, quasi a rafforzare il rimando a Foggia. Ma rimando di che natura? La domanda di Geppe è quella che tutti ci poniamo. Forse l’altare era legato ad una confraternita di Foggia? Oppure era inizialmente intitolato a santi legati a Foggia come Guglielmo e Pellegrino? In questi casi gli stemmi avrebbero suggellato la “foggianità” dell’altare.
Probabile anche che vi sia una famiglia di origine foggiana che abbia elargito somme per lavori o restauri della chiesa, forse una famiglia foggiana trasferitasi a Lucera.
Non dimentichiamoci infine che il legame che la Regia Dogana della Mena delle Pecore di Foggia creò col vasto territorio di sua giurisdizione (compresa Lucera) fino al 1806 fu molto forte, l’analisi delle carte del XVII secolo potrebbe costituire anch’essa una risorsa per sbrogliare il mistero.
in questo articolo del 2010 http://www.luceranet.it/readnews.php?id=504 il sig. Aufiero scrive che gli interni della Chiesa furono commissionati da Don Orazio Zunica e dal figlio Don Giovanni come devozione alla Chiesa e si ipotizza un miracolo avvenuto al figlio per intercessione di Maria Santissima. Quindi gli stemmi potrebbero riferirsi al Culto della Madonna e non alla città di Foggia?
Mi limito al contenuto simbolico…
Acqua e fuoco insieme richiamano il dualismo insito anche nelle attività virtuose (le tre fiamme). Per il monito: caro uomo, anche nel bene sii moderato: potresti arderti come spegnerti.
Savino Roggia, Orta Nova
Mah, …intanto c'erano gli agostiniani anche a Foggia, e dunque si puo' ipotizzare il passaggio di un "abito dismesso" nell'ambito di una stessa famiglia. Poi c'e' tutta la storia delle soppressioni, quelle murattiane in primis: alcune chiese furono letteralmente spogliate; altre chiese, in seguito, acquisirono statue ed arredi magari acquistati all'asta. E' il caso della statua di Sant'Anna, nell'omonima chiesa, riacquistata per pochi carlini e proveniente da Santa Maria di Costantinopoli e dello stesso altare maggiore della Chiesa delle Croci, anch'esso proveniente dalla chiesa dell'antico convento dei Cappuccini.was Everyen
Geppe, ieri sera, grazie alla tua segnalazione, l’amico Giuseppe d’Angelo mi ha accompagnato nella suddetta chiesa con Marco Scarpiello e Claudio Manzi.
Anche noi, come te ed altri, abbiamo ispezionato bene l’altare: vi sono forti rassomiglianze con il primo altare sulla sinistra ed è quindi databile per i primi lustri del ‘600. Purtroppo non reca nessuna epigrafe se non quella riportata nei cartigli degli stemmi. La mensa d’altare è posticcia e di cattivo gusto: al di sotto di essa, Giuseppe d’Angelo ha notato che una intonacatura selvaggia (in parte caduta o rimossa per saggio) nasconde parte della decorazione originaria. Belli i bassorilievi che arricchiscono il tutto, tra questi: fiori, racemi e figure alate. La chiesa, nel complesso, mostra segni di interventi continui su arredi e decorazioni, con lo stravolgimento dell’aspetto originario. Offre, tuttavia, elementi interessanti di studio sia storico che artistico.
Caro Geppe ne ho trattato ne l’etimo di Arpi: non credo siano stemmi di Foggia, la simbologia delle fiamme sull’acqua va dall’estremo oriente all’estremo occidente, su fiumi laghi e talvolta mare, ne ho trattato anche ne la Madonna svelata, recensione al libro del prof. Infante. Da noi riguardava la transumanza e quindi si rifà ad un mito millenario con relativi riti che potrebbero essere anche all’origine del nome di Arpi attraverso la forma ricostruita dal mia maestro, Oronzo Parlangeli, proprio in una conferenza foggiana del 1967: *Àrgipia ‘splendente, saggia, feconda’. Quando vuoi ti favorisco la pubblicazione donata per l’occasione del XIII ann. della scomparsa di Anna Marino.