Moralizzare l’oro rosso. Foggia ci prova.

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Capo Free Ghetto Off è stato tra i progetti più ambiziosi ed innovativi promossi dal governo regionale guidato da Nichi Vendola. Si prefiggeva l’obiettivo si smantellare i tanti ghetti che nel Tavoliere e nel resto del territorio regionale hanno abbruttito l’immagine della Puglia, favorendo nuove esperienze di aggregazione e di integrazione per i lavoratori immigrati che vivono nei ghetti, e nello stesso tempo cercando di estirpare il fenomeno dello schiavismo e del caporalato.
Se l’obiettivo era ambizioso, ancora più ardita era la strategia pensata per conseguirlo: coinvolgere i diversi attori della filiera dell’oro rosso, compresi i produttori e la grande distribuzione. Combattere l’orrore dello sfruttamento e dell’alienazione con la solidarietà e l’etica, per esempio educando i consumatori a privilegiare i prodotti che si fregiano del bollino etico.
Ho preso parte al progetto in quanto dirigente del settore lavoro della Provincia di Foggia, ed è stata un’esperienza forte, forse la più significativa che ho avuto la fortuna di vivere nella mia attività presso questa amministrazione. 
Assieme al sindacato siamo andati nel ghetto per stimolare l’iscrizione dei braccianti immigrati alle liste di collocamento. Abbiamo sottoscritto con gli agricoltori un protocollo d’intesa per superare il lavoro nero. Soprattutto, ho avuto il piacere e la fortuna di conoscere persone magnifiche come Guglielmo Minervini e Antonio Ursitti. Ho imparato ad amare la forza dell’utopia che sprigiona dal modo di essere persona e di fare politica di Minervini.
Purtroppo l’assessore non ce l’ha fatta, non ce l’abbiamo fatta. Tutto quell’impegno non è bastato. Il  sogno non si è avverato. I ghetti stanno ancora lì, e l’estate 2015 ha consegnato alle cronache storie ed episodi di sfruttamento ancora più biechi e drammatici del passato. 

La Regione Puglia ha purtroppo lasciato cadere quella intuizione, che andava probabilmente ripresa e rinvigorita. L’importante è che quella esperienza abbia messo un seme a dimora, che potrebbe germogliare e dare frutti rigogliosi, se la rete disegnata da Capo Free Ghetto Off riuscirà a stringersi, ad annodarsi ancora di più.
Foggia ci prova, riflettendo  sullo stato dell’arte della coltivazione del pomodoro nel Tavoliere madre di tutti le storie di schiavismo e di sfruttamento. Domani, venerdì 4 settembre alle 20.30, nell’Auditorium di
Santa Chiara, si parlerà della “Filiera non etica: dai campi agli
ipermercati
”. Attorno allo stesso tavolo si ritroveranno
imprenditori e agricoltori, sindacalisti e giuristi, giornalisti e
amministratori insieme ad alcuni testimoni particolarmente informati, in grado di offrire uno sguardo particolarmente approfondito.
L’appuntamento è promosso da Statuto dei Lavoratori.it e Antonio Fortarezza, in collaborazione con Flai Cgil Foggia, Fratelli della Stazione, VàZapp’, Progetto Presidio Caritas Diocesana Foggia-Bovino e Avvocato di Strada – Foggia, con il patrocinio della Fondazione Apulia Felix e della Fondazione Banca del Monte Siniscalco Ceci.
Sono previste le testimonianze di Padre Arcangelo Maira, missionario scalabriniano e Matteo Fraschini Koffi, reporter free-lance, che per 15 giorni ha vissuto in incognito con i migranti del Ghetto di Rignano. Sono attesi inoltre gli interventi Guglielmo Minervini, Francesco Miglio, Daniele Calamita, Vito Ferrante, Pierfrancesco Castellano e Madia D’Onghia. Con video-interviste a cura di Antonio Fortarezza. Conducono Claudio de Martino e Pamela Foti di SkyTG24.
Potete trovare il programma dettagliato del convegno nella pagina facebook dell’evento.

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Author: Geppe Inserra

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