Il foggianesimo, ovvero cornuti e mazziati

Da qualche giorno, è in atto una trasformazione profonda nell’informazione locale foggiana. La coraggiosa presa di posizione del capo della redazione di Foggia de La Gazzetta del Mezzogiorno, Filippo Santigliano, a proposito del “pacco” rifilato alla Capitanata, praticamente esclusa dagli investimenti per infrastrutture del Patto della Puglia, è qualcosa di profondamente nuovo nella linea del quotidiano regionale, sempre molto prudente quando si tratta di criticare la politica e la classe dirigente.
Il salto di qualità è stato determinato dalla (ennesima) beffa perpetrata ai danni della Capitanata, cui è toccato appena il 5 per cento della massa totale dei finanziamenti. Santagliano ha sparato ad alzo zero verso la Regione, arrivando negli scorsi giorni a parlare di una vera e propria strategia dell’isolamento posta in essere da alcuni anni dal governo regionale ai danni della Puglia settentrionale, a vantaggio del capoluogo barese  del Salento.
È la storia già letta e vista del baricentrismo e delle (spesso ideologiche) accuse di foggianesimo con cui si è malamente cercato di occultare ed esorcizzare quello che era invece un dato di fatto.
Negli ultimi vent’anni, con una atteggiamento bipartizan che ha allegramente unito sia le giunte di centrosinistra che quelle di centrodestra, la Regione ha sistematicamente privilegiato Bari e Lecce. Chi non era d’accordo con i padroni del vapore di turno, si beccava immancabilmente l’accusa di essere affetto da foggianesimo o foggianite, ovvero di lamentarsi sempre a sproposito.
Emblematico del nuovo corso intrapreso dalla redazione foggiana del maggior quotidiano regionale è l’editoriale di oggi, intitolato La certezza dei numeri contro le parole in libertà, un titolo che è quasi una dichiarazione di principio perché, affidandosi alla certezza dei numeri Santigliano implicitamente manda a dire che denunciando, prendendo posizione, non sta che facendo altro che suo mestiere, che è quello di raccontare le cose per ciò che sono, di dire i fatti come stanno, con la massima onestà intellettuale possibile anche se questo disturba il manovratore.

Nell’articolo, il capo della redazione foggiana della Gazzetta punta esplicitamente il dito verso il governatore Emiliano accusandolo di aver rovesciato la frittata. In alcuni comizi tenuti in piazza per la chiusa delle campagna elettorale per le amministrative, Emiliano aveva sostenuto che nessun territorio era stato penalizzato, aggiungendo “che nessuno in Puglia si è ribellato per il 75% dei fondi dirottati sui Monti Dauni per il dissesto idrogeologico”.
“E ci mancherebbe – ribatte Santigliano – visto che le aree che non hanno il dissesto (mentre in Capitanata è stato escluso il Gargano) si pappano comunque il 25%”.
Il giornalista risponde anche alla considerazione del governatore “che per finanziare le opere c’è bisogno di progetti esecutivi e non di ipotesi di lavoro”.
“Il cane si morde la cosa – scrive Santigliano – perché i progetti esecutivi non si trovano al mercato, ma vanno realizzati e pagati. Sarebbe opportuno che attraverso una selezione delle idee da mettere in campo, la Regione arrivasse a finanziare quei progetti utili alla Capitanata e alla Puglia per avere qualche chanche di cantierizzazione delle opere con i fondi Fesr.”
L’obiezione di Emiliano sulla mancanza di progetti esecutivi è fondata, e Lettere Meridiane non aveva mancato di evidenziarla, commentando il “pacco” elargito alla Capitanata.
Il problema è che le strategie e i progetti di sviluppo riguardanti la provincia di Foggia, negli ultimi decenni, hanno camminato con il passo del gambero, cioè più indietro, che non avanti. Tante idee di sviluppo – dalla seconda diga sul Fortore (definanziata dal governo Berlusconi) al completamento della Superstrada del Gargano, dalla Pedsubappenninica (che è una strada regionale) all’authority per la sicurezza alimentare-, tanti sogni sono rimasti al palo costringendo di volta in volta i soggetti dello sviluppo a immaginarsi nuove strategie.
Con la conseguenza di far inceppare tutti i meccanismi e di rendere alquanto plumbeo il futuro.

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Author: Geppe Inserra

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