Filiere per raccordare le attività industriali che si svolgono sul territorio alle sue vere vocazioni, ed alle produzioni agroalimentari. E poi logiche intermodali per ottimizzare l’altra grande, ed inespressa, risorsa della Capitanata: la sua centralità geografica. Sono queste le proposte che sommessamente avanza Franco Antonucci, meditando su quanto Domenico Iannantuoni e Michele Eugenio Di Carlo hanno scritto a proposito della filiera meridionale dell’olio d’oliva e sui tragici accadimenti di Genova.
Un intervento come sempre lucido e puntuale che vi invito a leggere e a commentare. (g.i.)
Sono queste le proposte Se volessimo individuare alcuni fondamentali interventi di nuovo (?) raddrizzamento della situazione economica produttiva del Mezzogiorno, fermo restando la generale necessità di un riallineamento meridionale al sistema infrastrutturale nazionale, si dovrebbe, in primo luogo, ritornare al congeniale e logico completamento “in loco” della intera filiera produttiva primaria e naturale del Mezzogiorno, evitando che i cicli di valore aggiunto vadano altrove e lontano (nord).
Attraverso, quindi, sostanziali e mirati incentivi e contributi, si dovrebbe procedere ad innovativi interventi di reindirizzamento “di ritorno” dei segmenti produttivi successivi a quelli primari, necessariamente originati da specifiche vocazioni e risorse territoriali in loco.
Per esempio, assumendo il caso del settore agricolo di Capitanata, l’“Agroindustria” meridionale, direttamente legata alle produzioni agricole locali, deve riavvicinarsi al suo territorio, affiancando senza soluzioni di continuità il primo livello di produzione agricola interna.
L’Industria manifatturiera generica, calata al sud come generico ristoro di presunto sviluppo indotto dall’alto, diventa solo sostituzione impropria, e, quindi, non è di aiuto vero al Meridione.
I sistemi di “commercializzazione e distribuzione” alla media e grande scala devono comunque ritornare al Sud e da qui avere inizio in parte preponderante, perché questo è il territorio dove nasce l’Agricoltura.
È anche un modo per evitare le distorsioni di sfruttamento del lavoro elementare di base, per allontanamento eccessivo degli altri segmenti produttivi, comunque appartenenti allo stesso ciclo.
La “logistica territoriale” deve diventare una prerogativa essenziale del territorio meridionale, che è il vero baricentro e naturale piattaforma strategica-logistica dell’intero Mediterraneo.
Diversamente ogni azione portata altrove diventa uno scippo a danno del Mezzogiorno, che, inevitabilmente, continuerà in un percorso di sviluppo apparente, sempre contingente.
Eustacchiofranco Antonucci
P.S.: Lascio intatto in una zona del mio cuore il senso di grande dolore, che la tragedia di Genova ha generato in tutti noi e per un momento penso che tutto questo dovrebbe alla fine convincerci che non è possibile affidare prevalentemente alle strade (stressate) la maggior parte del traffico. Con particolare riguardo a quello pesante delle merci. Sarà questa la circostanza in ragione della quale cominceremo a pensare in termine di traffico integrato intermodale?
Gomma, ferro, aria, acqua…
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