Addio, caro Mario, ci mancherai…

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Mario Ficarelli è stato per me un fratello maggiore, un compagno di strada. Come me, e come i suoi fratelli Aldo, Salvatore ed Enzo, era uno dei “ragazzi di via Confalonieri”, cresciuti assieme, tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta nei vialetti e sui marciapiedi dei «villini» di viale Ofanto.

Allora ci si educava per strada, una strada che non era piena di insidie e pericoli come adesso. Erano i più grandi a farsi carico di accompagnare i più giovani nel delicato percorso verso la maturità. Più tutor che non leader, Mario si occupava di noi, stimolando la nostra partecipazione alle attività parrocchiali, organizzando il nostro tempo libero, raccogliendo le nostre confidenze e le nostre crisi di adolescenti, oppure sedendosi semplicemente al nostro fianco sui marciapiedi, che erano il nostro salotto. Si sforzava di inculcarci altri interessi rispetto a quello che – allora come oggi – accomuna gli adolescenti foggiani, il tifo per il Foggia.

Amava molto la buona musica e ci insegnò a conoscerla ed apprezzarla. Ce la faceva ascoltare la sera da un mangiadischi a batteria che spesso portava con sè. Ci ritrovavamo su nei pressi di un marciapiede nella traversa tra via Cuoco e via Confalonieri, che essendo più alto degli altri era particolarmente comodo: una sorta di divano di pietra.

Un giorno arrivò entusiasta con un disco appena comprato: “Sentite questo nuovo cantautore, è una bomba, sicuramente sfonderà”. Lo ascoltammo una decina di volte di fila. Ce ne innamorammo subitaneamente: era Notte di Natale, uno dei primissimi dischi di Claudio Baglioni, allora del tutto sconosciuto.

Come succede quando si cresce e si diventa più grandi, le strade poi si divisero. Ma con Mario non ci siamo mai persi di vista, neanche quando per ragioni di salute è stato costretto a lasciare la nostra amata Foggia. Era molto contento ogni volta che incontravo a Foggia qualcuno dei suoi fratelli, e glielo facevo sapere. Era un modo per ritrovare i tempi eroici dei “ragazzi di via Confalonieri“. È stato uno dei più assidui e fedeli lettori di Lettere Meridiane. Commentava i post chiamandomi al cellulare o inviandomi messaggi whatsapp. L’ultimo in occasione del post in cui avevo dato notizia della laurea di suo fratello Enzo: «Ecco, una parte della nostra famiglia.»

La guerra lo aveva profondamente colpito e addolorato. Aveva affidato le sue speranze di pace alla Madonna dei Sette Veli, di cui era un grande devoto: «Affidiamo a Lei le nostre speranze  le nostre preghiere affinché  nel mondo regni la Pace.»

Tra le cose più importanti che mi ha insegnato e trasmesso c’è l’amore per la cultura e la bellezza, la passione per il lavoro.

Cavaliere del Lavoro ed esponente di spicco dell’AMIRA, l’associazione di categoria dei direttori di sala di ristoranti e alberghi, Mario Ficarelli è stato un maitre molto bravo ed apprezzato: ha lavorato all’hotel Augustus di Forte  dei Marmi,  a Firenze, a Rimini, al grand Hotel di Villa Politi a Siracusa e ai Ronchi Massa, ha diretto l’Hotel Apulia a Siponto e dopo una breve parentesi all’Hotel Aliope di Guglionesi in Molise, è rientrato a Foggia, rendendosi protagonista di una bella storia, rimasta unica nella storia culturale cittadina. Rilevò il ristorante «La Mangiatoia» che in breve tempo diventò, oltre ad uno dei posti dove si mangiava meglio in città, un punto di riferimento culturale, un ritrovo di autori, un incrocio .

Sono indimenticabili le serate “Sapere e Sapori” con il loro avvicendarsi di personalità del mondo della cultura, dell’arte e dello spettacolo, con un occhio particolare per la musica lirica, che è stata una delle grandi passioni del mio indimenticabile amico.

Quando lasciò Foggia per andarsene a Milano, per motivi di salute, me lo comunicò con un groppo alla gola. Nel capoluogo lombardo ha vissuto l’ultima stagione della sua esistenza terrena, circondato dall’affetto e dall’amore della moglie Mina, dei suoi  quattro figli e cinque nipoti.

Il legame con Foggia e con «i ragazzi di via Confalonieri» era rimasto sempre vivo, Lettere Meridiane gli faceva compagnia, e non saltava mai un post: «Carissimo Geppe – ebbe a scrivermi tempo fa, commuovendomi –  è  sempre un piacere per me ricevere le tue Lettere Meridiane: mi fai vivere con i tuoi contenuti, emozioni e sensazioni che mi portano a vivere e condividere tutto della mia città natia.»

Hai voluto bene a Foggia, e Foggia ti ha voluto bene. Ci lasci un grande vuoto, amico mio, fratello mio. Riposa in pace.

Geppe Inserra

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Author: Geppe Inserra

3 thoughts on “Addio, caro Mario, ci mancherai…

  1. Non ho conosciuto Mario Ficarelli, ma conoscendo Enzo ho potuto comprendere e apprezzare le parole del ricordo di Geppe. Peraltro proprio pochi giorni fa, il 10 giugno, sono stato in via Confalonieri, e i ricordi di quella zona di Foggia frequentata da giovane sono riaffiorati. Le mie condoglianze ad Enzo e alla famiglia tutta.

  2. Io sono mimmo lo conosciuto con il mio lavoro di barista eravamo buoni amici con lui era un grande 🚹 uomo nel suo lavoro c’era molto da imparare nella sua semplicità e nel sua esperienza ciao Mario che l’angelo buono ti protegge

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