Giovanni Battista Roselli, eroe foggiano, sommesso e silenzioso

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Roselli

«Il 9 settembre 1943, sbandando, venni catturato dai tedeschi in Italia nei pressi di Peschiera del Garda», comincia così il memoriale di Giovanni Battista Roselli, il foggiano che sopravvisse al campo di sterminio di Dachau. Lettere Meridiane ha avuto l’onore di pubblicarlo in edizione digitale qualche anno fa, grazie alla sua famiglia e in particolare all’amicizia che da decenni mi lega a suo figlio, Gilberto.

Di quel diario mi ha sempre il tono asciutto con cui l’autore racconta la sua esperienza.

Una scelta azzeccata: il ricordo, tanto più quando si riferisce a fatti così sconvolgenti, non ha bisogno degli orpelli della retorica per esprimere tutta la sua pregnanza.

Presentando ieri il memoriale agli splendidi ragazzi dell’Istituto Pascal (mai vista tanta sentita partecipazione e mai ricevuta tanta emozione) ho cercato di spiegare loro cosa significasse essere “sbandato” il 9 settembre del 1943, il giorno dopo che l’Italia aveva firmato l’armistizio e il Paese pullulava di truppe naziste.

Ma nella vita non si smette mai di imparare, e io stesso ho capito fino in fondo il senso di quel termine grazie al successivo intervento di Giancarlo Roselli, il figlio di questo eroe modesto e silenzioso, che la città di Foggia ha onorato intitolandogli una strada.

Attingendo dai ricordi paterni, non presenti nella sobria narrazione del memoriale, Giancarlo ha raccontato cosa realmente successe il quel fatidico 9 settembre, quando suo padre si trovava a Peschiera del Garda.

L’armistizio aveva colto del tutto impreparato l’esercito italiano, che si ritrovò privo di direttive. Allo sbando, appunto. Non così quello tedesco, che organizzò subito la contromossa, disarmando tutti i militari italiani. Roselli venne così preso dai tedeschi e posto davanti a un brutale aut aut, passare nelle file naziste, oppure essere arrestato e deportato.

Giovanni Battista non ebbe alcun dubbio. Scelse di restare fedele al suo Paese e di andare incontro a un calvario che avrebbe scolpito tutta la sua vita.

Non è il solo episodio che nel memoriale si trova solo marginalmente citato, quasi che l’autore abbia voluto privilegiare la narrazione del dramma collettivo rispetto alla storia individuale. Giancarlo ha raccontato come suo padre e gli altri prigionieri fossero costantemente affamati, e fossero costretti a rubare il cibo ai cani (che diversamente da loro venivano ben nutriti), per sopravvivere. O come sia scampato alla fucilazione solo perché protetto dai corpi degli altri prigionieri, falciati dai nazisti.

Ho avuto la fortuna di conoscerlo personalmente, quando ero un giovane cronista della Gazzetta del Mezzogiorno e lui presidente della circoscrizione «Mazzini»: era un omone grande e grosso. Quando fece rientro a Foggia, dopo la prigionia, pesava appena 48kg. Gli stenti e le ferite riportate in quella drammatica esperienza avrebbero lasciato tracce permanenti sul suo corpo, ma non avrebbero mai piegato il suo spirito.

Il diario venne scritto nel 1964, quando Roselli continuava il suo pellegrinaggio tra cliniche ed ospedali per rimettersi in sesto: «Ancora oggi continua la mia odissea – scrive concludendo il suo racconto -, ma mi consola la speranza che l’umanità, finalmente rinsavita, non vorrà pensare più a guerre e a cose del genere e che ai Governanti di ogni paese sia di monito il flagello che colpì la nostra generazione.»

Purtroppo la speranza del nostro sommesso e silenzioso eroe non è stata esaudita. Il mondo si trova sull’orlo di una possibile terza guerra mondiale. Ma proprio per questo è più che mai necessario ricordare, come hanno fatto i generosi studenti del Pascal.

Raramente mi era successo di emozionarmi e commuovermi, come ieri mattina al Pascal. Un plauso sincero agli organizzatori e agli intervenuti, che vanno ricordati uno per uno. La manifestazione, intitolata «La memoria non si ferma. Foggia ricorda…», è stata voluta e promossa dall’Associazione Nazionale Insigniti dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana – Sezione territoriale Foggia – e dalla Sezione di Foggia dell’Associazione Nazionale Finanzieri d’Italia, in collaborazione con l’Istituto Tecnico Economico «Blaise Pascal» Foggia.

Ha magistralmente condotto la giornata l’amico e collega Loris Castriota Skandeberg, che ha parlato del campo di concentramento di Manfredonia.

Pubblico

Sono intervenuti: i figli di Giovanni Battista Roselli, Giancarlo, Roberto, Gilberto, Adele; Antonella Padalino (docente del Pascal, delegata della dirigente Giuliarosa Trimboli); Milena Carducci (delegata della dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale, Maria Aida Episcopo); Cav. Aurelio Vietri (referente per la Puglia e presidente della sezione territoriale di Foggia dell’Associazione Nazionale Insigniti dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana); Lgt. Angelo Cammarata (presidente della Sezione di Foggia dell’Associazione Nazionale Finanzieri d’Italia); Antonio La Scala (vice Presidente Naz ANFI).

Gli studenti del Pascal che hanno dato vita alla coinvolgente performance teatrale sono stati coordinati dalla prof.ssa Giuseppina Gaeta. L’incontro è stato arricchito dagli intermezzi musicali dei bravi solisti dell’Orchestra ICO “Suoni del Sud” di Foggia.

Geppe Inserra

Potete scaricare il memoriale di Giovanni Battista Roselli, «La speranza rende liberi»  cliccando qui

Qui potete ascoltare, dalla voce dell’autore, la poesia dialettale «Perchè nasce ancora il bambinello» composta da Roselli, che ho fatto ascoltare durante l’evento.

Qui potete vedere la registrazione integrale dell’evento

Nelle foto in apertura, Giovanni Roselli e il bracciale che ha indossato durante la sua prigionia; un momento della manifestazione; il ricoscimento consegnato alla famiglia di Giovanni Battista Roselli.

Premiazione

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Author: Geppe Inserra

4 thoughts on “Giovanni Battista Roselli, eroe foggiano, sommesso e silenzioso

  1. Emozionante la sua storia .
    Vorrei sapere dove si trovava il campo di concentramento di Manfredonia non ne ho mai sentito parlare . Grazie

  2. Dachau fece da scuola per gli altri campi. Siccome fu il primo ad essere realizzato è quello che restó in funzione più a lungo. La città di Dachau è molto vicina a Monaco. Il campo è divenuto un memoriale con un museo della memoria molto frequentato dalle scolaresche tedesche e non solo. Ci sono stato numerose volte e ho accompagnato amici e parenti. Doveroso farlo. Grazie Geppe. Fossi stato a Foggia avrei partecipato alla manifestazione.

  3. Agli inizi degli anni ‘80 sono stato Presidente della Circoscrizione Mazzini di Foggia e Giovanni Roselli Consigliere. Nella seconda tornata lui Presidente e io Consigliere. Questo non significa solo che ci siamo conosciuti e giocoforza frequentati, ma che ci siamo anche rispettati con grande tatto e simpatia.
    Devo ricordare, al proposito, che, pur avendo avuto continui rapporti formale ed anche cordiali, non ha mai raccontato della sua storia toccante. Segno di una grande serietà, che mi ha profondamente colpito. Ho saputo del suo passato solo attraverso letteremeridiane.
    Grande onore e piacere l’averlo conosciuto.
    Eustacchiofranco Antonucci

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