La Foggia bella di cui non ci accorgiamo

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Sono edifici che vediamo tutti i giorni, senza tuttavia renderci conto del loro valore estetico ed architettonico, particolarmente significativo in una città spesso accusata, a torto o a ragione, di essere bruttina, dove l’edilizia raramente esprime valori estetici apprezzabili. Sono dieci le architetture di pregio censite nel capoluogo dauno nella mappatura dell’architettura contemporanea promossa dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. Il progetto raccoglie le opere più significative nella storia dell’architettura contemporanea sul territorio nazionale, dal 1945.

Non sono tantissime quelle che riguardano Foggia, se si tiene conto che a Bari sono stati censiti 78 beni, 35 a Taranto, 31 a Lecce. Tra i capoluoghi pugliesi, Foggia fa meglio soltanto di Brindisi (8 architetture censite) e di Barletta (4), Andria (2) e Trani (1).

Colpisce anche il lungo tempo trascorso dalla costruzione dell’ultimo edificio schedato dai curatori della ricerca, il nuovo Tribunale, completato nel 1981: da allora ad oggi, nonostante siano passati 42 anni, nessun edificio, sia pubblico che privato, si è segnalato per la sua qualità architettonica. Gli anni d’oro furono gli anni Sessanta, che non a caso coincisero con il periodo di maggior crescita, sociale, civile ed economica della città.

Una ragione di più, comunque, per conoscere ed apprezzare meglio queste perle nascoste, in qualche caso firmate da archistar del calibro di Carlo Aymonino, Luigi Vagnetti e Davide Pacanowski: spiccano gli edifici di culto, che gettano una luce significativa sul ruolo della Chiesa nel perseguire la bellezza, ma a sorpresa è presente anche l’edilizia residenziale pubblica, che denota – per quegli anni – un apprezzabile tentativo di costruire periferie a misura di comunità, purtroppo evaporato nel corso dei decenni successivi.  È invece presente del tutto marginalmente l’edilizia privata, limitata al solo caso del cosiddetto palazzo Ras di corso Cairoli.

Di seguito, elencate in ordine cronologico, le prime cinque schede delle architetture comprese nel censimento del Ministero della Cultura, con le relative immagini. Ci occuperemo delle altre nei prossimi giorni.

Santuario dell’Incoronata

Il nuovo complesso architettonico del Santuario dell’ Incoronata, opera dell’architetto Luigi Vagnetti di Roma, anche agli occhi di un profano appare come un inno alla Puglia e fu realizzato dagli anni 1954 al 1965. L’ architetto si è ispirato infatti alle primordiali abitazioni edilizie della zona, quali la capanna e il trullo e con elementi tanto semplici ha ricavato incredibilmente una platea di grande luce ed un complesso sommamente originale: la grazia e la gentilezza conferiscono al complesso un aspetto suggestivo e spirituale. L’ ingegnere Antonio Guerrieri di Foggia provvide in loco a dirigere i lavori ed i calcoli della grande struttura in cemento armato. Il terreno, posto a disposizione del Santuario nel 1950 e ceduto alla Piccola Opera della Divina Provvidenza (Don Orione) dalla Amministrazione Comunale di Foggia, che è proprietaria del comprensorio parzialmente occupato dal bosco dell’Incoronata, è un grande rettangolo di circa 13 ettari pressoché pianeggiante e delimitato da una recinzione muraria continua, con cancello di accesso sull’asse della strada comunale Cervaro Incoronata. Il tempio, di notevole capienza, con schema planimetrico centrale a croce greca, ed a vano unico, è circondato da una serie di edifici e servizi: l’ala dove si trova il museo, l’ala riservata ai Padri, l’imponente campanile (alto 57 metri), i vari uffici, la sala teatro per i convegni e gli incontri e la casa del Pellegrino.

Luigi Vagnetti (1915-1980) è stato una figura chiave dell’architettura italiana contemporanea. Ha progettato, tra l’altro il Ministero delle poste e delle telecomunicazioni a Roma-EUR (1962-1973),il Palazzo dell’Urbanistica a Roma-EUR (1954-1955) e il celebre Palazzo Grande a Livorno (1950-1952).

Quartiere residenziale Ina Casa – Tratturo dei Preti

Progettato da Carlo Aymonino e Carlo Chiarini, il quartiere residenziale Tratturo dei Preti è situato in un’area di circa 17.000 metri quadri. Al suo interno sono presenti 132 alloggi di varie dimensioni, disposti prevalentemente lungo il perimetro del lotto, con uno spazio antistante destinato a giardino privato. In questo modo si hanno due corti centrali, utilizzate per ricreare l’idea della piazza con molteplici funzioni, collegate tra loro da un edificio a due piani a ballatoio, con il piano terra quasi totalmente porticato. Tale edificio rappresenta il fulcro di tutto il progetto. Ospita ulteriori alloggi, ma anche un centro sociale-asilo, situato a piano terra al di sotto del portico. I due spazi aperti, invece, sono destinati quasi interamente uno al giardino del centro sociale, l’altro a zona verde attrezzata, mentre il resto dell’area è totalmente pavimentato.

Gli alloggi sono distribuiti all’interno degli edifici in maniera tale da avere una corrispondenza tra i tipi edilizi e il tipo di alloggio. In particolare i 12 alloggi da tre vani e mezzo sono collocati nel blocco centrale a ballatoio; i 90 appartamenti da cinque vani sono in linea; mentre i 30 da sei vani occupano le testate delle varie stecche edilizie.

Per quanto riguarda il progetto architettonico, esso si basa sulla modularità del mattone tipo UNI, in relazione al quale vengono regolati i pieni e i vuoti in facciata. La struttura portante è costituita da setti murari, ortogonali al fronte più lungo degli edifici, tra i quali vi sono tamponamenti realizzati con muratura a cassetta, intonaca all’interno e faccia vista all’esterno. Gli architravi con funzione di veletta sono, invece, realizzati in cemento armato. La copertura è a tetto inclinato, con rivestimento in tegole marsigliesi, ribassata in corrispondenza del vano scala.

Quello di Carlo Aymonino (1926 – 2010) è sicuramente il nome più noto tra gli architetti che hanno impreziosito la città di Foggia con il loro operato. Ha esposto le sue opere d’architettura in numerose mostre tenutesi in tutto il mondo. Ha presieduto l’Accademia nazionale di San Luca. Ha firmato numerosi importanti progetti tra cui la palazzina Tartaruga a Roma (1951-1954), con Ludovico Quaroni; il quartiere Spine Bianche a Matera (1954-1957) e il quartiere Tiburtino a Roma (1950-1954), l’Università di Firenze (1971), l’Università della Calabria (1973). È stato insignito della medaglia d’onore per meriti della scienza e della cultura dal Ministero della pubblica istruzione.

Carlo Chiarini (1925 – 1996) si è distinto per la progettazione di diversi rioni popolari, tra cui il quartiere popolare “Spine bianche” a Matera (1954) ed alcuni edifici di edilizia economica popolare a Napoli.

Quartiere Ina Casa San Pio X

Disegnato da Carlo Aymonino, il quartiere residenziale di Viale Ofanto (Rione San Pio X, nella foto di apertura) chiude la sequenza di Quartieri e Unità d’abitazione INA-Casa del II Settennio, con i quali sono stati affrontati i principali temi dell’edilizia economica, come l’inserimento dei quartieri all’interno del tessuto urbano, il loro dimensionamento, la scelta dei tipi edilizi, l’inserimento del verde e dei servizi pubblici necessari, la funzionalità sociale dei complessi, che restano, tuttavia, in gran parte irrisolti e che verranno poi riaffrontati negli anni successivi.

Il progetto di “Viale Ofanto/San Pio X” è stato redatto ponendo particolare attenzione al problema dell’orientamento, tema molto diffuso in quegli anni, e determinando la conformazione del complesso e degli edifici in base ad esso. In particolare gli edifici lunghi sono orientati secondo la direzione est-ovest e gli alloggi presentano una grande veranda incassata nel corpo di fabbrica esposta a sud, sulla quale si affacciano il soggiorno e le camere da letto, che in questo modo non ricevono direttamente i raggi solari, soprattutto in estate. In questo modo in prospetto le pareti esterne risultano piene, senza bucature, mentre i vuoti e le ombre interessano solo la fascia verticale delle verande, ottenendo contrasti chiaroscurali.

Per quanto riguarda la composizione generale, il rapporto tra i fabbricati e gli spazi aperti risulta piuttosto equilibrato. Sono presenti due piazze, messe in collegamento tra loro mediante la reciproca visuale prospettica, filtrata attraverso i portici delle case e dei negozi.

Gli edifici sono a quattro o a cinque piani, hanno una buona distribuzione interna e presentano interessanti soluzioni d’angolo.

Per quanto riguarda la struttura, le luci delle travi, le altezze dei piani e le aperture interne ed esterne sono modulate sulla base del mattoni UNI. Anche gli infissi sono modulari e sono del tipo monoblocco in profilato metallico, in sei tipi composti con tre elementi base.

Edificio in corso Cairoli (Palazzo Ras)

Si tratta di un edificio per appartamenti, uffici e negozi situato in corso Cairoli a Foggia, progettato nel 1963 dagli architetti Vittorio Chiaia e Massimo Napolitano.

La struttura portante è in cemento armato. Il piano terra, porticato, è destinato ad attività commerciali; il primo piano è ancora posizionato al di sotto del portico e ospita uffici. I piani successivi, che invece si affacciano sulla strada, sono destinati, il secondo piano ancora ad uffici, e tutti gli altri a residenza. Questa distinzione è denotabile dal prospetto, in quanto in corrispondenza delle abitazioni sono presenti logge con ringhiere verniciate di rosso.

Chiaia e Napolitano sono stati due architetti molto attivi in Puglia. Per il loro gusto spiccatamente moderno, Bruno Zevi li definì gli americani di Bari che gli ha recentemente dedicato una mostra. Tra le opere più note, è il caso di ricordare: il palazzo dell’Enel a Bari (1957), l’hotel il Faro a Pugnochiuso (1963), la chiesa della Madonna dello Sterpeto a Barletta (1972), la Questura di Foggia (1980).

Alloggi popolari ISES (Le «torri» di via Smaldone)

Gli edifici realizzati dal gruppo di progettazione guidato da Mario Ridolfi e Volfango Frankl, si trovano nella periferia Sud della città. L’impianto è composto da sei corpi ciascuno con otto piani fuori terra, raggruppati in due terzine intorno ad una corte comune. Gli edifici si caratterizzano per una struttura a telaio in calcestruzzo armato a vista, che presenta delle rastremature ogni due piani. Le parti tamponare recano un colore giallo ocra. Ciascun piano ha una geometria quadrata di 15,80×15,80 m ed è occupato da due appartamenti speculari. Il coronamento è affidato ad un loggiato costruito prolungando il telaio strutturale oltre l’ultimo piano. Gli edifici nel corso della loro realizzazione hanno subito una serie di varianti dal progetto originario redatto da Mario Ridolfi. Nonostante questo l’intervento sia alla scala urbana sia a quella architettonica conserva diversi motivi di interesse. Intanto in diverse soluzioni di dettaglio delle aperture è chiaramente riconoscibile la mano e la passione per il dettaglio dell’architetto romano. Oltre a questo nell’ambito dell’evoluzione del tipo edilizio della casa alta d’abitazione, il progetto offre un’interpretazione progressiva che si apparenta con molte delle sperimentazioni che, lo stesso progettista, mette in pratica nel resto d’Italia. Nel caso di Foggia, però, in particolare si rilevano innovazioni di carattere distributivo e funzionale che riguardano soprattutto il rapporto tra le torri, il contesto e la definizione degli spazi comuni.

Mario Ridolfi (1904-1984) viene ritenuto uno degli esponenti più significativo del Razionalismo italiano e del Neorealismo architettonico cui aderisce nel dopoguerra. La sua opera più nota è  l’Edificio postale di Roma Nomentano a piazza Bologna, mentre alla stagione del Neorealismi va ascritto l’importante  l’intervento presso il quartiere Tiburtino a Roma.

Di origine tedesca, Volfango Frankl (1907 – 1994) ha collaborato con Ridolfi nella progettazione di svariate opere, tra cui  l’Istituto Tecnico Antonio Bordoni a Pavia, le Torri INA a Roma e l’asilo d’infanzia Olivetti a Ivrea.

[1. continua]

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Author: Geppe Inserra

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