L’antifascismo in Capitanata fu soprattutto femminile

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Giovanna Paolino

La riscoperta della dimensione femminile dell’antifascismo in Capitanata promossa da Auser, Spi Cgil e Coordinamento Donne Spi Cgil con la riuscita iniziativa di qualche giorno fa sta suscitando un vivo interesse tra gli amici e i lettori di Lettere Meridiane. Per gentile concessione dell’autrice, Tina Pizzolo, responsabile del Coordinamento Donne dello Spi Cgil, pubblichiamo questo interessante articolo sull’argomento.

* * *

Il contributo dato dalle donne di Capitanata all’antifascismo fu
importante. Purtroppo gli eventi che videro protagoniste le nostre donne
sono ancora oggi poco conosciuti.
Basta un dato: si devono al
coraggio e alla sensibilità delle donne i pochi episodi di protesta
popolare contro il regime fascista che si sono registrati durante il
ventennio in provincia di Foggia.
Si
deve agli studi e alle ricerche di Vito Antonio Leuzzi se è stata
sottratta all’oblio la rivolta delle donne di Monteleone di Puglia che
il 23 agosto 1942  scesero in piazza per protestare contro la protervia
del comandante della stazione dei carabinieri che aveva fatto
sequestrare alcune pignatte di granturco che stavano per essere
macinate.
Le donne occuparono la farmacia di proprietà del podestà
del paese  chiedendo l’autorizzazione a macinare oltre i limiti
consentiti, che avevano affamato le loro famiglie. Al diniego del
podestà le donne si diressero verso la caserma dei Carabinieri,
coinvolgendo anche ragazzi ed anziani e i carabinieri spararono sulla
folla.
La  protesta fu così rumorosa e dura che per sedare gli
animi fu costretto a intervenire nel piccolo comune dei Monti Dauni il
Prefetto in persona.

L’aspetto paradossale della storia è che il
processo si trascinò per molti anni, anche dopo la caduta del fascismo e
solo nel 1950 si giunse al proscioglimento degli imputati, per
amnistia.
Leuzzi ha ricostruito la vicenda in un bel libro. Ma quell’episodio non fu il solo e neanche il primo.
Meno
nota ma altrettanto significativa fu la rivolta esplosa l’anno prima a
Cagnano Varano quando decine di donne, in assenza dei mariti impegnati
nel secondo conflitto mondiale e dilaniate dalla povertà, scioperarono
per la fame: si recarono in massa all’ex municipio e tentarono di
scacciare il podestà, fecero poi un lungo corteo e sfilarono lungo le
vie del paese. Molte di esse furono arrestate e condotte al carcere di
Lucera.
La storia della rivolta è stata ripresa e raccontata dalla
scrittrice Dina Crisetti sul giornale Il Gargano Nuovo e sul suo blog (http://lcrisetti.wordpress.com).
Dina ha scritto pagine molto belle anche su figure femminili di spicco assoluto fiorite a Cagnano nel movimento  femminile,
che andrebbero – anche queste – meglio conosciute e meglio fatte
conoscere, come Giovanna Paolino, nota come zia Giovannina (nella foto in alto).
Fondatrice del movimento sindacale e del Partito
Comunista di Cagnano, fu tra le prime donne a rivestire cariche
amministrative all’indomani della guerra. Venne eletta nel consiglio
comunale nel 1946 e diventò assessora alla pubblica istruzione. Fu
probabilmente la prima donna dauna a rivestire incarichi amministrativi.
Conseguì
il diploma magistrale ma non fece mai la maestra, perché non le fu
consentito di svolgere il tirocinio a scuola. Le leggi dell’epoca
prevedevano che potessero essere ammesse al tirocinio soltanto le
maestre iscritte al Partito Nazionale Fascista e lei non prese mai la
tessera, in coerenza con le sue idee. Sbarcò il lunario impartendo
lezioni private e facendo la fotografa e  l’infermiera. Non si sposò ma
riuscì ad ottenere in adozione due bambini.

Liliana Rossi

La
sua vicenda politica e personale ricorda molto quella di un’altra
celebre figura di donna della nostra terra,  Liliana Rossi, maestra di
Ascoli Satriano (nella foto a sinistra) , la cui vita è stata raccontata
da Michele Placido nel film Del perduto amore. Come accadde a
Liliana, anche a Giovannina il prete rifiutò in punto di morte il
sacramento  dell’estrema unzione. Venne accompagnata al cimitero da
tanti cittadini commossi e partecipi, “senza però esser potuta entrare
nella  casa di Dio”, come annota Dina Crisetti.
Le rivolte di
Monteleone di Puglia e di Cagnano Varano sono due episodi piccoli ma
tuttavia molto significativi del diffuso sentimento antifascista che
serpeggiava nella popolazione, soprattutto quella femminile e
soprattutto all’indomani dell’entrata in guerra dell’Italia.
Furono
anche piccole storie come quelle che ho ricordato ad accelerare il
processo di decomposizione del regime, e a favorirne la caduta.
Concludo
con le parole usate nella sua requisitoria dall’avvocato Quintino
Basso, difensore a titolo gratuito degli imputati: «La rivolta di
Monteleone sia pure per cinque o sei ore, tolse ogni potere alle
autorità fasciste – disse – Se lo stesso si fosse verificato in
moltissimi comuni d’Italia, il fascismo non sarebbe caduto un anno dopo,
ma sin da allora».
Per quel che riguarda la provincia di Foggia il fascismo fu sconfitto anche, e soprattutto, dal coraggio delle donne.
Tina Pizzolo

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Author: Geppe Inserra

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