Il 22 maggio 1845 l’ultima apparizione della Madonna a Foggia

Foggia ne ha quasi perso memoria. Non c’è nulla, neanche una targa o un’epigrafe, che ricordi questo prodigioso evento. Il 22 maggio del 1854, la Madonna dei Sette Veli si mostrò ai foggiani radunati in preghiera nella Cattedrale. E fu l’ultima di una lunga serie di apparizioni (quelle suffragate da testimonianze sono addirittura sedici) che erano cominciate il 22 marzo del 1731, all’indomani nel nefasto terremoto che aveva raso al suolo la città.
La memoria di quegli eventi che testimoniano una commovente predilezione della Vergine Maria verso il capoluogo dauno è affidata al preziosissimo libro La Madonna dei Sette Veli, Patrona principale di Foggia, scritto dal compianto canonico della Cattedrale, don Michele Di  Gioia, che dedicò gran parte della sua vita a raccogliere e trasmettere la storia religiosa della comunità foggiana.
Dal libro è tratto il brano che segue, che racconta l’apparizione del 22 maggio 1845, particolare perché fu, come si è già detto, l’ultima di una serie cominciata più di un secolo prima, e perché per la prima volta la Madonna si mostrò a figura intera, sorridendo e salutando i fedeli. 
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Merita di essere riportato il racconto di una miracolosa apparizione di Maria SS. dei Sette Veli da parte dell’Abate. D. Vincenzo Bovio di Bitonto di Montecassino.
«Nel maggio dell’anno 1854, se mal non ricordo, decisi di andare in Bitonto, città cospicua delle Puglie, per rivedere, dopo lunga assenza, i parenti e gli amici.
Il viaggio lungo e disastroso, in quei tempi, si compiva in sei giorni, partendo da Montecassino. Detto viaggio però fu senza incidenti dispiacevoli, e giunsi prosperamente alla desiderata patria.
Ma prima di giungervi ebbi una consolazione per me grande, meravigliosa, sublime, che racconterò in poche parole.

Nel terzo giorno del viaggio, che fu il dì 22 di detto mese, si giunse in Foggia, molte ore prima che soppravvenisse la notte. Per ben impiegare il tempo che rimaneva libero si decise da me e dai compagni di viaggio di recarci ad osservare quanto di bello e d’interessante c’era da ammirare in Foggia, ch’è una delle principali città delle Puglie.
Uscimmo di casa e, girando a zonzo, ci trovammo vicino alla Chiesa Maggiore, che grande e maestosa presentavasi ai nostri sguardi. Entrammo, ed i nostri occhi vagavano da pertutto, ammirando la magnificenza del tempio. Nella parte destra, entrando in chiesa, accanto al Santuario ov’è la Cappella dedicata alla Madonna dei Sette Veli, così detta, vi erano un cinquanta persone circa, le quali, inginocchioni, con gran devozione e fede recitavano preci.
Nell’avvicinarci a questa Cappella, ci ponemmo inginocchioni al pari degli altri, ed unimmo la nostra preghiera alla loro, tenendo gli sguardi rivolti al quadro, ossia al foro con i sette veli, per semplice curiosità. Ma in un momento prorompe un grido generale: Eccola! Eccola!
Anch’io non vidi più i veli neri, vidi bensì fino alla cintura una bellissima giovane, di grandezza naturale, tutta grazia, snella, dai venti anni circa, con un Volto pieno di tale dolcezza da non potersi descrivere. Il vestimento era di colore oscuro, senza ornamenti superflui, assettato con grazia e semplicità, i capelli annodati.
Con le maniere le più gentili salutò i presenti, inclinando la testa, sporgendo le mani, volgendo gli sguardi a tutti. Questi saluti furono ripetuti per tre o quattro volte consecutive, e quindi disparve, restando il solo foro coi veli.
Non ho forza bastante a descrivere la commozione generale e la mia confusione. Mi sembrava sognare, ma non era. Tutti i presenti erano immobili, muti, estatici, aspettando senza saper che cosa. La benigna Vergine volle compiacersi comparire
la seconda e la terza volta, a piccoli intervalli, dirigendo a tutti gli stessi saluti, con tale grazia, con tale solennità, da infondere in ciascuno un sentimento di pietà, di devozione, di un non so che di sublime, da far credere di essere in Paradiso.
Dirà qualcuno che trattasi di astuzie, specialmente di preti, volendosi ingannare con arte la credula gente, per storcere denaro o altro. Nulla di tutto questo: nulla si chiede, né alcun prete interviene quando i fedeli orano in detta Cappella.
È gran tempo da che esiste in Foggia questa miracolosa Immagine, e finora non si è scoperta la minima traccia di inganno. Iddio al certo non permetterebbe che l’impostura durasse per sì lungo tempo.
Perché piuttosto non confessare che la Vergine SS. si mostra di tanto in tanto pel bene delle anime nostre?
Glorifichiamo anzi questa cara Madre e preghiamola di assisterci finché saremo esuli dalla patria beata e nell’ora della nostra morte si compiaccia mostrarsi una volta ancora per condurci in Cielo».

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Author: Geppe Inserra

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