A qualche settimana dalla conclusione del censimento 2016 dei “Luoghi del Cuore del Fondo Ambientale Italiano” e a qualche migliaio di voti dal podio, riprendo carta e penna per parlarvi dell’abbazia di Kàlena.
Non credo nei miracoli, ma ritengo che le cose possano cambiare quando i cittadini lo vogliono davvero.
Ho già scritto dell’importanza di questa ‘battaglia culturale’ di fronte all’immobilismo pubblico e privato, come pure dell’importanza di questa battaglia tutta garganica, perché credo – come tanti – che questo patrimonio, sito nell’agro di Peschici, appartenga al Gargano intero.
E sono in tanti a sostenere questa battaglia: lo hanno fatto e lo fanno ciascuno a modo proprio, con l’intento comune di ridare vita all’abbazia; da ultimo si è aggiunto l’appello lanciato su Striscia la Notizia da Teresa Maria Rauzino, tenace sentinella dell’abbazia.
Sono tanti i sostenitori, dicevo, ma ne servono di più, ancora di più.
Serve il sostegno di ognuno.
Mentre vi scrivo l’abbazia è collocata al 80° posto della classica totale dei “Luoghi del Cuore F.A.I. 2016” – comprendente i voti on-line e cartacei – con 1852 voti, e al 34° posto per i voti web con 777 voti.
E mentre vi scrivo l’abbazia se ne sta lì nella sua piana, con le porte chiuse, sola, abbandonata alle incurie del tempo, alla noncuranza degli uomini, agonizzante.
Abbiamo già perso quasi tutto degli altari, delle cripte, dell’abside, delle sue antichissime campane, i cui rintocchi “erano segnali di gioia, di dolore, di pericolo e di momenti di raccoglimento e servirono per unire e formare la nostra piccola comunità nella fede e nella cultura” (E. D’Amato in Salviamo Kàlena. Un’agonia di pietra, Atti del convegno di Studi 8 settembre 2002 – Peschici, a cura di Liana Bertoldi Lenoci, Edizioni del Parco, p. 100): abbiamo così anche perso la sua voce.
Ora siamo rimasti noi, la nostra voce, le nostre azioni, la nostra buona volontà.
Sta a noi sciogliere il nodo peggiore di questa lunga storia, quello dell’indifferenza.
A scalare la classifica dei “Luoghi del Cuore del F.A.I.” ci sono tutte quelle persone che vorrebbero vedere difesi, valorizzati e recuperati i luoghi abbandonati come Kàlena.
Sul Gargano quanti siamo?
Un mistico indiano ricorda che diventeremo ciò che cerchiamo continuamente di essere.
E noi che ci definiamo ‘garganici’, cosa vogliamo essere e quanto siamo disposti ad adoperarci per cominciare a scrivere il finale che Kàlena – insieme a tanti altri ‘luoghi’ abbandonati – si merita, ridando così a questo luogo il posto giusto nella storia.
“Sarebbe certo un grave errore lasciarlo cadere nell’oblio per ignoranza o per ignavia, quasi che fosse una terra senza storia” (P. Corsi in Salviamo Kàlena, p. 66).
Ha detto bene Corsi.
Kàlena è da troppo tempo vittima e prigioniera d’inettitudine, di carte bollate, di assenze, di inciviltà, e la sua liberazione sarà un contributo alla ricchezza di un territorio e alla sua stessa civiltà.
Dobbiamo allora ritornare a sensibilizzare cittadini, associazioni e istituzioni sulla tutela e sulla valorizzazione di questo immenso patrimonio storico e artistico.
Ricordatevi che tutto ciò è ancora possibile, anche attraverso un voto ai LUOGHI DEL CUORE DEL F.A.I. 2016 fino al 30 novembre.
Un voto che si può esercitare in due modi:
- sul web a questo indirizzo: http://iluoghidelcuore.it/luoghi/4248 (una volta cliccato sul link è necessario registrarsi e confermare la registrazione sulla propria posta elettronica e poi votare, non basta quindi un semplice ‘mi piace’);
- attraverso la sottoscrizione degli appositi moduli predisposti dal F.A.I.
L’Abbazia di Kàlena ha scritto la storia di quello che un tempo siamo stati, di quello che siamo, di quello che saremo, non dimentichiamolo mai.
Francesco A. P. Saggese
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