Cinquant’anni fa la marcia dei ventimila per il metano

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Il ventitré maggio del 1969, esattamente cinquant’anni fa, ventimila persone, ma c’è chi dice di più, ipotizzando che siano state addirittura trentamila, sfilarono in corteo a Foggia.

La più grande manifestazione di protesta civile che si sia mai registrata nel capoluogo dauno aveva un obiettivo grande, decisivo per lo sviluppo che il territorio avrebbe conosciuto negli anni successivi: l’utilizzazione in loco del metano estratto dai giacimenti rinvenuti nel sottosuolo dei Monti Dauni.

La richiesta fu soddisfatta solo in parte, ma quella grande manifestazione di partecipazione popolare ebbe l’indubbio merito di indurre il governo a guardare con occhi diversi alla Capitanata e alle colline di quello che ancora allora veniva definito Subappennino Dauno.

Le partecipazioni statali investirono nel territorio dauno, ponendo le premesse per l’industrializzazione dell’economia, e ponendo mano ad un vasto programma di opere pubbliche che avviò dinamiche di sviluppo che la provincia di Foggia non avrebbe mai più conosciuto.

È di quegli anni la definizione della Capitanata come “area canguro” per il grande salto in avanti fatto registrare dagli indicatori economico-sociali che aveva fatto balenare la possibilità di ridurre drasticamente il divario con le aree del centro-nord.

Con gli anni Ottanta sarebbe arrivata la stagnazione, le fabbriche che avevano innescato la crescita industriale avrebbero chiuso i battenti o sarebbe state fortemente ridimensionate, le partecipazione statali si sarebbero progressivamente disimpegnate.

Ma quel che è accaduto dopo, non può attenuare né far dimenticare la storica portata della “marcia dei ventimila”: una irripetibile pagina di democrazia che ebbe la peculiarità di essere mediata solo in parte dalle organizzazioni sindacali e dai partiti politici. Si trattò di una mobilitazione di popolo spontanea, massiccia, autentica.

È amaro constatare come il cinquantenario anniversario della manifestazione sia passato quasi del tutto sotto silenzio.

Forse sta proprio in questa cesura di memoria una delle ragioni della crisi attuale in cui si dibatte la Capitanata.

Non è un caso che le royalties riconosciute dalle compagnie metanifere ai comuni nel cui perimetro sorgono i pozzi siano state dirottate dalla Regione Puglia per sostenere investimenti in altre zone.

Ma c’è chi non dimentica. Come Lettere Meridiane, SharingTv, Maurizio CarmenoFranco Persiano, segretari generali rispettivamente della Cgil e dello Spi Cgil, e quel grande custode della memoria del movimento operaio che è Matteo Carella.

L’edizione televisiva del blog (in onda il giovedì sera, dopo il tg delle 20.45) ha dedicato all’evento una puntata speciale, che potete guardare qui sotto. Nel corso del programma, curato e condotto da Geppe Inserra, per la regia di Giuseppe Gambino, vengono presentati immagini, filmati e documenti dell’epoca ed un’anteprima del documentario sull’occupazione dei pozzi e la marcia di Foggia, a cura di Matteo Carella e di Geppe Inserra, che la Cgil e il suo sindacato dei pensionati della Cgil stanno producendo e che sarà presentato ufficialmente tra fine estate ed autunno.

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Author: Geppe Inserra

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