In questi giorni stiamo facendo i conti con una nuova consapevolezza: stiamo vivendo una transizione, che verosimilmente sarà impetuosa, e che non sappiamo bene dove ci porterà.
Se e quando passerà la bufera della pandemia, niente sarà come prima. I nostri stili di vita, il nostro modo di essere, di pensare, di relazionarci agli altri dovranno adeguarsi a nuovi modelli, a nuove scale di valori, e non è ancora chiaro chi li determinerà.
È in momenti come questi che viene in soccorso la poesia, ovvero la forma d’arte umana che più di ogni altra sa vedere oltre l’apparenza delle cose, che sa scrutare ed esprimere i sentimenti più profondi. La poesia è un formidabile strumento per imparare a conoscersi, e leggersi dentro, ed è tanto più prezioso quanto più l’avvenire si profila incerto.
Qualche giorno fa ho ricevuto da Francesco A.P. Saggese, amico e collaboratore di Lettere Meridiane una mail cui allegava un testo, che definiva “qualcosa a metà strada tra una riflessione e una poesia” e poi aggiungeva: “Viviamo giorni difficili, intensi. Tutto sembra sfuggirci, e così bisogna fare i conti con se stessi. Magari nasce un uomo nuovo.”
I versi di Francesco mi hanno emozionato, scosso e commosso. Così ho pensato che non bastasse pubblicarli tout court. Ho chiesto a Tonio Sereno (che ringrazio tantissimo) di interpretarli, ho montato il tutto, con l’accompagnamento di immagini “common creative” in una video poesia che potete guardare ed ascoltare qui sotto (dopo il video trovate il testo).
In questi giorni abbiamo sentito ripetere fino alla noia “andrà tutto bene”. Viste le cifre della pandemia, il mantra non sembra aver sortito grandi risultati. È vero però che abbiamo bisogno di speranza. Abbiamo bisogno di ritrovare, come dice Francesco, la “prima essenza profumata della vita”, l’anima di quando eravamo bambini”.
Queste drammatiche settimane ci cambieranno per sempre. Allora, facciamo in modo che ci cambino in meglio.
Buona visione. (g.i.)
La prima essenza
di Francesco A. P .Saggese
Le certezze che credevi di avere in pugno
le ha portate via un ragno misterioso.
Sono appese su un filo di ragnatela
nell’angolo di casa tua.
Sei vulnerabile.
Indifendibile.
Lontano dagli abbracci
i conti
devi farli
con te stesso.
La malattia dei nanometri invisibili corre su un’ambulanza
che passa sotto casa.
C’entra poco.
Ora che sei solo,
guardi nello specchio della tua vita,
delle tue giornate troppo veloci,
degli abbracci mancati,
delle cose che avevi sotto gli occhi e che non hai visto.
Ora che hai paura di stare vicino a quelli come te,
devi fare i conti con quello che sei,
con quello che vali.
Forse un insetto qualsiasi
è più forte di te.
Forse un battito d’ali di una farfalla in primavera,
vive un tempo più intenso del tuo.
Perché non a me?
Perché agli altri?
Le differenze non esistono.
Lo hai sempre sostenuto.
Nello specchio c’è una crepa.
Osserva meglio.
Devi essere paziente.
C’è un chiarore,
che risana e cura
e che ti appartiene.
La prima essenza profumata della vita,
l’anima di quando eri bambino.
Come se fosse l’acqua di una sorgente
riposta nell’utero delle tue mani
ricostruisci,
diventa uomo,
dimentica chi sei.
Rinasci ora.
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