C’era un tempo in cui Foggia funzionava, si costruivano le opere pubbliche, ed anche a tempo di record. È stato il caso della nuova gradinata dello stadio Zaccheria, che la civica amministrazione capeggiata dal mai troppo lodato (e, forse, troppo in fretta dimenticato) Pellegrino Graziani fece erigere nella estate del 1974, su progetto di Franco Antonucci, che era allora un giovane ingegnere dell’Ufficio Tecnico Comunale.
Un’opera non soltanto importante per la sua utilità sociale, ma avveniristica per l’epoca. La sostituzione della vecchia struttura in tubi innocenti (la ricordate? quando i tifosi incitavano il Foggia battendoci su i piedi produceva un rumore infernale, che trasformava lo stadio in un’autentica bolgia) si era resa necessaria sia per aumentare la capienza, ormai inadeguata, sia perché la gradinata con i tubolari era ormai fatiscente e costringeva annualmente il Comune a costosi lavori di manutenzione.
Il sindaco Graziani si era raccomandato con l’ing. Antonucci affinché l’opera fosse realizzata nel più breve tempo possibile, durante la pausa estiva dell’attività agonistica. L’ingegnere sognava però un’opera grandiosa… “approfittando” della fiducia che il primo cittadino riponeva in lui, lo rassicurò sui tempi di ultimazione, ma progettò la struttura su due piani, e non soltanto su uno solo, come gli aveva consigliato il sindaco per contenere i tempi di costruzione.
I lavori cominciarono subito dopo la fine del campionato che si concluse con una delle partite più amare e controverse per i satanelli. Era il 19 maggio del 1974, e il Foggia affrontava in casa il Milan di Gianni Rivera, in serie A. La sfida si concluse in parità, e il punto sarebbe bastato per conquistare la salvezza, che venne però negata al Foggia che venne accusato (e condannato) per un tentativo di corruzione dell’arbitro Menicucci, proprio nella partita casalinga con il Milan.
Ma torniamo alla storia della gradinata. Il 25 giugno, la vecchia struttura di tubi innocenti risultava già smantellata, come documenta la foto di Antonio Pipino. 300 milioni la spesa prevista per un’opera che, com’ebbe a scrivere La Gazzetta del Mezzogiorno, si segnalava per la sua modernità e per le “ardite tecniche nel campo delle realizzazioni in cemento armato. Impostata su due piani, dei quali quello sottostante risulterà coperto, viene retta da grossi pilastri dai quali si dipartono quattro bracci portanti che praticamente mantengono tutta la struttura. Ovviamente la possibilità di un integrale sfruttamento in altezza permette di raddoppiare abbondantemente l’attuale numero dei posti.” Allora lo Zaccheria aveva una capienza di 25.000 posti, che si prevedeva di portare a 30.000 con la nuova opera. In realtà l’incremento di posti fu ancora maggiore, quasi 10.000 grazie alla lungimiranza di Antonucci.
I lavori procedettero alacremente per tutto il mese di luglio. A metà agosto, come si vede dalla foto, era stato ultimato il getto della platea inferiore e si stava lavorando a quello superiore.
A primi di ottobre la struttura era completata, giusto in tempo per l’esordio casalingo del Foggia in campionato: il 6 ottobre, con il Pescara, che venne sconfitto per 1-0.
“È stata una delle esperienze più significative della prima fase della mia attività professionale”, ricorda Franco Antonucci, non nascondendo il “magone” con cui seguì il cantiere (oltre che del progetto, si occupò anche della direzione lavori) da un lato per il rischio che non venissero rispettati i tempi, dall’altro per i timore che il sindaco Graziani potesse accogliere male la… sorpresa progettuale.
In pratica il primo cittadino si accorse del doppio ordine di piani soltanto il giorno del collaudo. Sul volto gli si dipinse un largo sorriso e si congratulò con l’ing. Antonucci.
La costruzione della nuova gradinata dello Zaccheria diventò il simbolo di una città che funzionava, che cresceva e che… sorrideva, nonostante la retrocessione in serie B. Un esempio di efficienza e di qualità, non soltanto sotto il profilo progettuale e tecnico, ma anche sotto quello amministrativo.
“Il sindaco Graziani – scrisse l’Ufficio Stampa del Comune, dando notizia dell’avvenuto collaudo positivo – dopo un’accurata visita effettuata allo stadio, si è congratulato con tecnici (oltre l’ing. Antonucci, l’ing. Schirone, che effettuò i calcoli statici), gli operai e l’impresa che hanno efficacemente contribuito alla realizzazione dell’opera nei termini previsti dall’appalto, rivolgendo particolare apprezzamento ed elogio all’assessore ai lavori pubblici, comm. Antonio Pavone, ed all’assessore al bilancio Ennio Marino, che, in perfetta collaborazione, si sono adoperati fra non poche difficoltà, affinché lo stadio di Foggia potesse avvalersi di questa importante struttura.”
Qualche settimana dopo, a metà novembre, vennero installati i sedili. La civica amministrazione rivolse agli sportivi un “fervido appello” affinché “dando prova di maturità e di senso di collaborazione, sappiano preservare le nuove strutture da ogni danneggiamento e da irresponsabili atti di vandalismo. In questo modo, oltretutto, mantenendo puliti ed intatti i nuovi sedili, i tifosi che se ne serviranno, tuteleranno essenzialmente i propri interessi.”
Altri tempi, altra politica.
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Tutti i paesi e paesucci intorno alla ns città ha un palazzetto dello sport e Foggia quando l avrà è una vergogna quando si parla di Lucera San Severo e Rodi mentre da noi ci sono due buchi anzi tre dove non può avere un numero di spettatori che soddisfi la richiesta e ne soffre anche il settore sportivo .Tra poco avremo un vero aeroporto cerchiamo di creare un vero e palazzetto per i ns ragazzi