Il mondo fantastico di Joseph Tusiani (di Luigi P. Marangelli)

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Joseph Tusiani è stato un poeta universale, nel senso più autentico e totale del termine. Poeta, scrittore, traduttore, le sue opere parlano lingue diverse, che spaziano dall’italiano al dialetto sammarchese, dall’inglese al latino. Da grande letterato qual è stato, non ha soltanto tradotto. È stato tradotto (nel web americano si sprecano le traduzioni delle sue liriche) anche in altri dialetti pugliesi. Proseguendo nella pubblicazioni di articoli che ne ricordano l’immensa statura letterario e culturale, pubblichiamo oggi questo approfondito articolo di Luigi Pietro Marangelli, che racconta di una bella iniziativa che vide Tusiani protagonista a San Ferdinando di Puglia, quando nella cittadina del Basso Tavoliere venne messa in scena una sua favola natalizia, originariamente scritta in dialetto garganico. Quel che colpisce, assieme all’originalità della iniziativa, è l’afflato umano di Joseph Tusiani, l’intensità e la partecipazione con cui il “poeta dei due mondi” si lasciava coinvolgere in tante iniziativa. Molto ben scritto, l’articolo di Marangelli, venne pubblicato all’indomani della iniziativa svoltasi a San Ferdinando di Puglia, con il titolo UNA FAVOLA DI JOSEPH TUSIANI TRADOTTA E RAPPRESENTATA IN DIALETTO SANFERDINANDESE / L’òure de Gesubbammèine / (L’oro di Gesù Bambino). Una cronaca appassionata e dettagliata, che svela il profilo umano di Joseph Tusiani, e ce lo fa rimpiangere ancora di più. (g.i.)

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Nel mondo fantastico di Joseph Tusiani (San Marco in Lamis 1924) L’ore de Gesù Bambine, San Marco in Lamis, Quaderni del Sud, 2001, è una favola natalizia in dialetto garganico. Tusiani, poeta, traduttore, umanista, già docente di Letteratura italiana presso la City University di New York, alla sua variegata attività poetica in inglese, latino, italiano aggiunge quella in dialetto garganico. Dal presidente degli USA J.F. Kennedy, fu invitato a trasmettere una raccolta delle sue liriche per gli archivi della Biblioteca del Congresso di Washington. A buona ragione reputato il più famoso latinista d’America, è autore di quattro raccolte di poesia neolatina e collabora con  riviste del Vaticano, Germania, Francia, USA. In lingua inglese ha tradotto i maggiori classici della letteratura italiana e in particolare opere poetiche di Michelangelo, Pulci, Tasso e Leopardi. La sua trilogia in lingua italiana “Autobiografia di un italo americano” ha riscosso grande successo di pubblico e di critica. Molte sono anche le poesie in dialetto sammarchese, che egli ha elevato a dignità letteraria. L’emigrante Tusiani si è affermato nel Nuovo Mondo senza mai rinnegare origini, cultura e identità. Poliglotta, ha saputo interagire nelle diverse realtà con l’apporto di pregnanti contributi personali. Un’amabile fusione di mondi passati, ma mai dimenticati che con la bonomia, insita nel carattere dell’autore, fa rivivere in poesie e fiabe.

Il comune di San Ferdinando ha voluto dedicare all’insigne poeta una serata, domenica 29 maggio, presso l’Auditorium del Centro culturale polivalente, patrocinando la rappresentazione scenica della favola natalizia tradotta con maestria da Tonino Abbattista in dialetto sanferdinandese (L’òure de Gesubbammèine) e dando alle stampe l’omonimo libretto curato da Antonio Di Domenico, lo studioso critico dell’opera tusianea che lo scorso anno ha pubblicato Prima linfa. Guida ai poemetti dialettali di Joseph Tusiani (San Marco in Lamis, Quaderni del Sud) e Joseph Tusiani italiano in America (Foggia, Consorzio per l’Università di Capitanata).

Nella presentazione il sindaco Carmine Gissi ha sottolineato il riconosciuto prestigio di Joseph Tusiani la cui sensibilità poetica e la passione letteraria ne fanno il massimo interprete della cultura popolare dauna attraverso un raffinato e sapiente recupero delle sue radici linguistiche. In quest’opera l’autore fonde la poesia con le radici sammarchesi. Rileva Antonio Di Domenico nel citato Prima linfa. Guida ecc…: “con questa favola dell’oro, metafora della caducità delle cose terrene, Tusiani ha voluto rappresentare l’autentico messaggio della cristianità: la ricerca della verità e del profondo senso della vita in termini esistenziali ed escatologici, si realizza attraverso la pratica delle virtù teologali. L’impresa non richiede particolari doti, ma semplicità di cuore e libertà di mente”. Nella nota alla traduzione di Abbattista lo stesso Di Domenico aggiunge che il testo originale, scritto in endecasillabi sciolti e a volte in settenari e ottonari, è stato rielaborato in dialetto sanferdinandese da Tonino Abbattista, il quale “recupera dalla sua memoria le immagini ed i termini poeticamente più intensi, riferiti alla povertà diffusa del secondo dopoguerra, ai sentimenti di affetto tra le generazioni ed al legame pedagogico tra le stesse, alla bontà che si diffondeva e che tutto avvolgeva nel periodo natalizio. Ciò è possibile ad Abbattista soprattutto perché egli conosce bene il suo dialetto e sa usarlo in ogni sfumatura. La scelta di utilizzare quartine di endecasillabi, con i versi intermedi a rima baciata e l’ultimo tronco gli consente di mantenere la tipica cadenza del dialetto sanferdinandese-margheritano e quella diffusa accentazione tronca dei dialetti dell’area nord barese”.

La realizzazione teatrale, con la accorta regia di Lucia Vitale, si compone di due scene ed un epilogo. Nella prima tre bambini (Pierino, Giacomino e Giovannino), recatisi alla grotta di Betlemme per portare dei doni a Gesù Bambino, ricevono da Maria e Giuseppe l’incarico di consegnare dell’oro ai più poveri del paese. Sullo sfondo il coro diretto da Ferdinando D’Ascoli che lo accompagna con le delicate note del suo flauto. Gli interpreti sono alunni del Circolo didattico di Margherita di Savoia della quale San Ferdinando di Puglia potrebbe considerarsi una “costola” che ha conservato il dialetto originario con tutte le inflessioni. Nella seconda scena, una allegoria ben riuscita, i tre bambini dialogano con tre “vecchiette” che simboleggiano le tre virtù teologali: Fede, Speranza e Carità. Nell’epilogo viene ripresa la scena della grotta di Betlemme: San Giuseppe barda l’asinello per la fuga in Egitto. Tutti insieme commentano il rifiuto delle vecchiette e le nefaste conseguenze della passione per il prezioso metallo. Il Bambino Gesù, in procinto di avviarsi per l’Egitto, a questo punto dà appuntamento ai tre bambini a trent’anni dopo, quando per tre anni saranno gli Apostoli a lui più cari. Sono Pietro, Giacomo e Giovanni.

Così termina questa favola natalizia vista, o meglio rivista, come fiaba della fanciullezza dall’autore Tusiani e dal traduttore Abbattista in simbiosi. Sembra la metafora di tutta una vita dal Tusiani spesa non per rincorrere ricchezze esteriori ma per affermare i valori della vera poesia.

La rappresentazione di San Ferdinando segue quella di Margherita di Savoia, che ha avuto luogo il giorno prima nell’ambito della rassegna teatrale per la scuola “La valle dell’Ofanto”.

Un esempio da seguire nelle città di Capitanata, e perché no?, anche fuori. Giacché l’originale si presta ottimamente ad una traduzione in ogni dialetto.

Foggia, 2 giugno 2005                                                                               

Luigi P. Marangelli

Nella foto da sinistra: Tonino Abbattista, Joseph Tusiani, Lucia Vitale, la sig.ra D’Ascoli, il sindaco Carmine Gissi e Carmela D’Addante dirigente del Circolo Didattico di Margherita.

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Author: Redazione

2 thoughts on “Il mondo fantastico di Joseph Tusiani (di Luigi P. Marangelli)

  1. POLLICINO, L’ ABBRACCO OCEANICO, IL PRINCIPE DELLE AUTOSTORICHE , MI MANCANO I SUOI TIMBRI VOCALI LO SQUAQUARIIO
    DEL PANCOTTO , TUTTO DI TE JOSEPH MANCA AL
    MIO CUORE CHE SINCOPATICAMENTE SUSSURRA MEMORIE VISIVE.
    RACCONTAVI DEL SOLE .ULTIMAMENTE PROF. ORA NE COMPRENDO ALTRE FINESTRE ACCASTELLATE CHE S’APRONO AL NUOVO.
    SI MI MANCA LA LIBERTA’ SILENTE DEL TUO SGUARDO
    FRAGOROSO MA SEMPRE DISCRETO….POSITIVO
    CHE MI LASCIAVA E RESTO
    INCURIOSITO DALLA NUOVA RICERCA DI SE!❤👍😚

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