Vi spiego perché Foggia è implosa (di Maurizio De Tullio)

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Maurizio De Tullio torna all’antico. Smette per un attimo i panni di bibliotecario (incaricato, tra l’altro, della rigorosa indagine sulle vittime dei bombardamenti su Foggia del 1943) e quelli di disegnatore satirico, anche in versione solo testo, nella quale, con lo pseudonimo di Madetù lo hanno conosciuto ed apprezzato gli amici e i lettori di Lettere Meridiane, per tornare a indossare quelli di fotoreporter “di strada”.
Nell’occasione, Maurizio rispolvera (alla grande) un genere giornalistico che sta purtroppo cadendo in disuso: il reportage. Le fotografie sono accompagnate da un’approfondita inchiesta, che mescola denuncia e analisi, per offrire uno spaccato dello stato attuale della città di Foggia, delle ragioni che l’hanno portata ad una crisi divenuta ormai endemica.
Il reportage è il primo di una serie che condurrà i lettori tra passato, presente e futuro del capoluogo dauno. Ne suggerisco caldamente la lettura sia a quanti hanno a cuore le sorti della città, sia a quanti intendono diventare giornalisti, o stanno compiendo i primi passi nella professione.
Si parte dai fatti – documentati attraverso una serie di foto che parlano da sole – per arrivare a capire le ragioni che li hanno determinati. Ed è questa la quintessenza del giornalismo.
Lo stato di pietoso degrado in cui versano le strade della città diventa metafora per comprendere perché essa annaspa in un degrado ormai generale. Un eccellente esercizio di giornalismo. Sarà interessante leggere il resto. Per il momento, buona lettura, e buona visione. (g.i.)

* * *

Ho cominciato la mia avventura nel giornalismo all’età di 14 anni. Inventavo giornali che redigevo da solo, con la mia ‘Olympia’, che usai fino al 1991 per poi regalarla all’amico Matteo Rinaldi, il famoso ex calciatore del Foggia, che abitava sotto casa e ci forniva le bombole del gas.
A 18 anni la mia prima vera esperienza. Era l’aprile del 1976 e nasceva “Radio Foggia 101” e con lei nasceva in maniera ufficiale il mio percorso, terminato solo provvisoriamente, con la rivista “Diomede”, nel 2011. Poi, lo sanno bene i lettori di questo autorevole Blog, ho preso a collaborare con “Lettere Meridiane”.
Ma tra il 1976 e oggi non è mai venuto meno il mio interesse per la parte peggiore di questa città. E non meravigliatevi se uso questi termini. Direte: “Ma come? Foggia è bella, è piena di belle persone, di iniziative importanti. Per colpa di quattro scemi o incivili vuoi buttarci giù così gratuitamente e falsamente?” Se qualcuno si è già offeso dopo poche righe, si offenderà molto di più a fine testo. Ma procedo con ordine.
Non sono partito a caso dai miei esordi giornalistici. Il direttore di “Radio Foggia 101”, Matteo Tatarella, che dirigeva già il settimanale “Capitanata A.I.” e che editerà in seguito anche “Daunia Sport”, “Video Foggia” e i quotidiani “Qui Foggia” e l’attuale “Quotidiano di Foggia”, aveva sempre avuto una attenzione per gli aspetti legati alla vivibilità di Foggia, con accenti critici verso tutti gli amministratori pubblici.
Lui apprezzò in me questa analoga sensibilità e mi “sguinzagliò”, dapprima alla ricerca di informazioni utili per la cosiddetta ‘Locandina’, che in coda al Radiogiornale, letto da quel gran professionista e gentiluomo che era e che è Gino Caiafa, dava conto di tutti gli appuntamenti culturali, artistici, sportivi e del tempo libero in programma in città.
Poco dopo Tatarella mi invitò a non guardare più solo le pareti dove erano affissi manifesti e locandine, da cui traevo e riportavo gli appuntamenti per il Radiogiornale, ma anche i marciapiedi, le strade, le piazze e gli edifici pubblici su cui erano posizionati quei muri. In una parola: descrivi quel che va (con la citata ‘Locandina’) e quel che non va. Detto, fatto. Da 46 anni non ho cambiato di un millimetro questo atteggiamento, vissuto tra passione del cronista e battito civile.
Molti anni fa, credo fosse il 2014, avevo già sostenuto in un intervento, il mio pensiero su Foggia e sui suoi cittadini. Con le lenti dell’epoca affermavo che la nostra città rischiava di implodere, e individuavo in un 5% di foggiani (circa 8.000 persone, tante!), la cosiddetta “parte migliore”.
Ovviamente era sì un giudizio tranchant ma era, evidentemente, anche una boutade (chi potrebbe mai realizzare un simile studio?) e partiva dalla mia sensazione che fossero veramente poche le persone dotate di vero senso critico, di buona e sana volontà, tali da impegnarsi – silenziosamente o in maniera aggregata – per (rullo di tamburi) “cambiare le cose”.
Con lo sguardo dell’oggi, sulle macerie morali e materiali nel frattempo accumulatesi, potrei dire non solo che Foggia nel frattempo è implosa ma che nessuna lucina accesa riesco a intravedere in fondo a questo maledetto tunnel. Ma mai disperare.
Userò come strumento di collegamento col passato dei miei esordi, la condizione delle nostre strade e dei relativi marciapiedi.
Nel 1976, indubbiamente, la rete stradale e urbana di Foggia era molto meno estesa così come la corsa al possesso di auto era più frenata rispetto ad oggi. Ma un punto comune c’è ed è proprio la condizione delle strade. Ricordo però che questo patema riguardava maggiormente le arterie di periferia e la sola via Arpi fra le strade più centrali. Qualche altra ‘memoria storica’ di Foggia potrà confermare o smentire questi miei ricordi.
Quelli, però, sono anche gli anni in cui gli uffici comunali preposti alla piantumazione di alberi sui nostri marciapiedi procedette, con molta probabilità, con errati calcoli e metodiche. Il risultato, di strade e marciapiedi stravolti dall’abnorme crescita di radici, è sotto i nostri occhi da oltre 30 anni!
Inutile prendersela con le varie Giunte comunali a guida Mongiello, Petrino, Chirolli, Agostinacchio, Ciliberti, Mongelli o Landella. Il danno veniva da prima. E le loro “pezze” non hanno fatto altro che peggiorare la tragica situazione. Una colpa ce l’hanno tutti: dalla giunta comunale Graziani all’ultima di Landella.
Ma occorre individuare le responsabilità tra chi aveva, e ha, il ruolo del controllore, vale a dire i loro dirigenti e funzionari, preposti all’accertamento di come le varie ditte eseguono i lavori – imprese operanti a nome di aziende del gas, di acqua e fogna, della luce e dei servizi telefonici e informatici –, e, soprattutto, la copertura finale degli scavi (a volte delle vere trincee!), dei varchi o delle semplici buche effettuate su strade e marciapiedi. Una volta si diceva: fare i lavori “a regola d’arte”.
Perché sta tutto qui il nocciolo del problema, almeno per ciò che riguarda le nostre arterie cittadine, quelle cioè “rottamate” a seguito di questo moltiplicarsi di lavori, talvolta eseguiti da una ditta che comincia a sfasciare proprio lì dove, solo una settimana prima, un’altra aveva già sfasciato e chiuso. E se non proprio sullo stesso metro-quadro, a qualche metro di distanza.
Prassi, logica e professionalità vorrebbero che la copertura avvenisse “a raso” e col giusto materiale. Se si esclude qualche rara occasione, tutta Foggia è stata prima scavata, poi lavorata e ricoperta, e infine bitumata nel peggiore dei modi, coi risultati che ogni cittadino ben conosce e che le mie foto testimoniano. E quando avviene ciò, le conseguenze sono inevitabili.
In via Olanda, nella nuova periferia ormai molto urbanizzata di Foggia, il collega Massimo Mazza ha subìto, il 24 gennaio scorso, un serio incidente che poteva avere conseguenze molto più gravi: “All’altezza del supermercato ‘la Prima’, sul suolo pubblico, vi è una specie di saliscendi e subito dopo una voragine, che nella zona sono frequenti e non solo lì. Vi sono inciampato e cadendo ho subìto una forte distorsione alla caviglia con interessamento del piede e della gamba. Ho battuto la fronte, con escoriazioni e perdita di sangue. Scongiurate le fratture, ad oltre un mese ho ancora edemi e piede gonfio, oltre a risentimenti tendinei lungo il pèrone”.
Fosse l’unico! È lo stesso Mazza a segnalarmi eventi di ben peggiore portata: “Ho notizia di altre cadute, verificatesi altrove, che hanno provocato a chi la rottura di due denti, a chi del ginocchio o del setto nasale ad altri!”.
Il papà di Antonio Ricci, oggi novantenne, in dieci anni ha subito tre rovinose cadute: “La prima nel 2011, in via Saverio Pollice. Mattino presto. Frattura del setto nasale ed escoriazioni varie. Cinque ore al Pronto Soccorso. La seconda volta nel 2013. Di sera. Attraversava viale Ofanto per recarsi in via Silvio Pellico. Escoriazioni varie e tanto spavento. Va meglio al Pronto Soccorso: solo un’ora. La terza volta nel 2018, fuori dall’ex INAM. Era sera e stava attraversando la strada per salire sul marciapiede della piazza antistante. Escoriazioni varie ma più lievi, e tutto sempre a causa dei marciapiedi dissestati, delle buche onnipresenti e dell’asfalto irregolare”.
Se a suo padre, bene o male è andata bene, una signora anziana, mamma di suoi amici, stava per rimetterci la vita: “L’anziana signora – rammenta Ricci – cadde scendendo da un marciapiede di via Capozzi, all’incrocio con via Celestino Galiani. Non si accorse che c’era una vistosa buca e cadendo si ruppe un braccio. Ma il peggio era in agguato. Raccontò che due auto, che si rincorrevano, le tagliarono la strada!”.
Ma basta restare aggiornati attraverso i numerosi web journal locali, per apprendere, da articoli e segnalazioni dei lettori, quanto questi incidenti non siano del tutto sporadici e che assumono il crisma della vera emergenza quando protagonisti non sono solo i pedoni ma anche ciclisti, motociclisti e automobilisti.
Detto delle responsabilità della sfera pubblica (amministratori, dirigenti, funzionari da un lato, e poi imprenditori e maestranze dall’altro), non posso ora ignorare quelle nostre, di noi cittadini.
Se è vero che essi sono i “fruitori” finali dei danni materiali lasciati da imprese inadeguate e improvvide, i nostri concittadini sono anche le prime sentinelle che dovrebbero – immediatamente e sempre – attivarsi per segnalare i danni e i disagi conseguenti.
Invece accade di vedere all’opera solo qualche volenteroso internauta che, armato di cellulare, attraversando il centro abitato o la periferia, testimoni il quotidiano e pluridecennale disastro, con foto e video anche se al solo beneficio di like, applausi, emoj incazzati o lacrimanti. Perché questo è: la denuncia social al posto di quella firmata all’Ufficio dei Vigili Urbani o dell’Assessorato competente. Il mondo al contrario…
Tu Assessorato non intervieni per tempo? Non rispondi alle mie denunce? E allora io e tanti altri ci organizziamo: facciamo partire una petizione (non solo online, please), inondiamo di fax ed e-mail quegli uffici, alziamo la voce fuori da Palazzo di Città, invece di farlo – urlanti e osannanti – quando il sindachello versione macho, e i suoi sodali, si candidano o hanno appena vinto le elezioni.
La realtà di una massa di cittadini privi di qualunque senso civico, orfani del vero senso di appartenenza alla Comunità, incapaci di fare squadra a beneficio del “bene comune”, l’ho toccata in maniera plastica proprio domenica 13 marzo scorso quando ho realizzato il fotoreportage che trovate a margine di questo articolo.
Stavo ultimando di fotografare su via Marchese De Rosa, nella zona che lambisce l’ex mercato Ferrante Apporti (oggi “Pinacoteca 9Cento”), lo stato pietoso della strada, con una serie di buche pericolosissime. Sul marciapiede appare un giovane sui 35 anni, in carne che, senza salutarmi o chiedere cosa stessi e volessi fare al centro della strada, spara un: “I vulimm aggiustà, sti bùck?”.
Vedeva forse in me l’anima pia, così volenterosa e capace di fargli avere su un piatto d’argento la soluzione a quello che, anche per lui, era evidentemente un bel problema.
Gli ho risposto che la cosa, tutto sommato, non riguardava “direttamente” me – visto che non abito né lavoro su quella strada – ma lui e quelli che da una vita ci abitano, vi lavorano, vi transitano frequentemente e nulla vedono e nulla fanno.
“Ma avete mai fatto presente al Comune queste buche pericolose?”, gli ho chiesto. Mi guarda ma non risponde. Mai disturbare il manovratore al comando.
Se Foggia è implosa, come da titolo, è perché così si comporta il 95% dei suoi abitanti. Il trend e la percentuale si modificano se si comincia (almeno) a mettere in pratica lo spirito del sempre utile adagio kennedyano: “Non chiederti cosa può fare il tuo Paese per te. Chiediti cosa puoi fare tu per il tuo Paese”.
(1. continua)

LE FOTO OGGETTO DI QUESTO PRIMO FOTOREPORTAGE SONO STATE REALIZZATE DOMENICA 13 MARZO 2022, TUTTE NEL CENTRO DI FOGGIA. PER SFOGLIARE LE GALLERIE, CLICCARE SU UNA DELLE MINIATURE, QUINDI USARE I CURSORI O FARE SWIPE (SCORRERE DALL’ALTO IN BASSO).

Via Mameli

Si noti la totalità della strada – lunga circa 100 metri – devastata da asfalto irregolare, buche larghe e profonde, marciapiedi dissestati e chiusini in ghisa della fogna (AQP) il cui rialzo può causare l’inciampo per anziani e bambini.
Alcune buche, se analizzate ingrandendo le foto, presentano al loro interno due se non tre strati di bitumatura, oltre al primitivo strato formato da pietrisco o terra battuta.
Ciò, oltre a determinare l’ulteriore degrado dello stato del manto stradale, ed essere causa di possibili cadute, incidenti e guasti agli automezzi, dimostra come il continuo rappezzare questi tratti di strada, diminuisca l’altezza dei marciapiedi! Lo si vedrà meglio in altra foto.

Via Tiro a Segno / lato retro Chiesa del Carmine / Convento San Pasquale Bylon


La situazione innanzitutto è contrassegnata dalla presenza di un palo della luce con una evidente pericolosa inclinazione.
Sul tratto finale della strada, quello che si affaccia sulla piazzetta del Carmine Vecchio, si noti oltre a buche e sconnessioni dell’asfalto, anche il triplo strato di coperture. A bordo marciapiede emerge finanche quello che era, anticamente, il fondo originario di via Tiro a Segno, un magnifico lastricato che, per motivi a noi ignoti, è stato lasciato intatto forse per un migliore deflusso dell’acqua piovana.
Svoltando a destra si accede al tratto iniziale di via Marchese De Rosa. Qui le foto evidenziano delle maxi buche. Una, in particolare, la più grande, se provate a ingrandirne la foto scoprirete ben cinque livelli sovrapposti: tre di asfalto e due strati originali, di pietrisco e terra battuta!
Su via Antonio Mangano, la strada che costeggia la “Pinacoteca 9Cento”, come si può notare è caratterizzata da un susseguirsi di profonde buche, un paio davvero pericolosissime.

Via ammiraglio Da Zara / via Brigata Pinerolo

Via Da Zara è una bella strada di Foggia, situata nella zona centralissima del capoluogo. Parte da via Romolo Caggese e finisce intersecando via IV Novembre, coi laterali giardini di piazzale Italia.
Lo dico subito: è forse l’unica strada fra quelle centrali di Foggia che, dal suo tratto mediano e fino a via IV Novembre, è piacevolmente liscia e priva di asperità o buche. Non così nel primo tratto, quello vicino alle due facoltà universitarie e fino al murales di Paolo Rossi.
È proprio svoltando su via Brigata Pinerolo, un stradina stretta e totalmente disastrata che lambisce un lato della scuola elementare “Garibaldi”, che si nota di tutto di più. Le foto parlano da sole!

Piazza Cavour / Via IV Novembre

È il centro di Foggia per antonomasia: la bella piazza con la storica fontana che ricorda l’arrivo dell’acqua pubblica del Sele, il colonnato della Villa Comunale con le due aiuole esterne e l’inizio di via Galiani.
Detto dei tre cestini portarifiuti interamente vandalizzati, eccoci alle vistose buche presenti in più punti delle strade che confluiscono sulla piazza. In bella vista i consueti quattro strati (tre di asfalto e il primitivo in pietra e pietrisco) che emergono dalle buche presenti in più punti, sia a centro strada (in un caso, sul fondo della voragine, profonda almeno 15 cm, appare un antico chiusino, quasi interamente interrato) che, soprattutto, a bordo marciapiede laddove si attraversa per raggiungere la Facoltà di Giurisprudenza (ex Tribunale).

Via Scillitani / Via Sabotino


Sono le ultime foto scattate per questo primo reportage cittadino. La zona è sempre centrale, e riguarda l’incrocio tra via Scillitani e via Monte Sabotino, la strada che conduce alla Stazione Ferroviaria. Eviterò di parlarvi di quest’ultima arteria, perché meritevole di apposita attenzione, come di tutte le strade che si affacciano sul viale XXIV Maggio.
Mi limito dunque a segnalarvi solo la zona dell’incrocio fra le due vie. Si noti il degrado del marciapiedi lato Scillitani e Opera Montessori: quello che insiste su via Sabotino appare vistosamente più alto rispetto a quello posizionato all’incrocio di via Scillitani, e non di poco!
Ne consegue, come le foto evidenziano, che il marciapiedi di via Sabotino, ma nel lato che costeggia l’edificio dell’Acquedotto Pugliese, è normale mentre quello del lato opposto quasi completamente allineato all’asfalto della strada!

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Author: Maurizio De Tullio

4 thoughts on “Vi spiego perché Foggia è implosa (di Maurizio De Tullio)

  1. Bella e ottima denuncia verso quell’amministrazione comunale che in tempo di elezioni promette mari e monti e poi a conti fatti fa tutt’ altro. Prima di tutto e come priorità dovrebbe la sicurezza dei cittadini e non mi riferisco solo per quanto riguarda la delinquenza ma anche a quello a cui denuncia Maurizio, perché leggendo le varie testimonianze di cittadini vittime di incidenti causati da strade e fatiscenti marciapiedi… se così si possono indicare. Non occorre molto per ovviare a tutto questo, ma occorrerebbe che i cittadini si lamentassero di meno e denunciassero di più per dar voce alla propria indignazione, buona serata

  2. Ottimo reportage che centra in pieno il problema. Però mi permetto di far notare che le varie Amministrazioni sono sempre state ampiamente informate, documentate nonché più volte sollecitate sulle varie problematiche da quei comitati, associazioni e sodalizi vari che si erano fatti carico di migliorare la qualità di vita della città di Foggia. Non erano loro che dicevano che si sarebbero fatti portavoce delle lagnanze e rimostranze dei cittadini ai vari “Amministratori”. Che fine hanno fatto? Creati solo a scopo elettorale? Non c’è stato ultimamente un incontro in Comune tra comitati e Commissari? Di cosa si è parlato?
    Un cordiale saluto a Maurizio, una delle voci più belle ascoltate in radio.

  3. Il servizio non lascia dubbi. La maggiorparte dei cittadini di questa città pensa solo al pallone e solo quando inciampa sui marciapiedi si accorge di questi problemi. È pur vero che non possiamo esimere da responsabilità le amministrazioni che si sono avvicendate nel corso di tutti questi anni. Hanno pensato soltanto a fare assunzioni dove non servivano per un semplice tornaconto personale. Le strade e chi se ne frega…… ci penseranno i sindaci che verranno dopo di me. Infatti stiamo ancora qui a parlarne.

  4. È giunto il momento di agire, di intervenire, facendosi carico della cosa pubblica e chi può, lo deve. Basta con le denunce sempre degli stessi, non serve neanche più farlo presente a chi governa la città. Bisogna mettersi a disposizione se si hanno le capacità. non giriamoci dall’altra parte e mi rivolgo a quegli 8000 foggiani perbene e coscienziosi citati da Maurizio De Tullio…..Foggia non viene aiutata solo con le denunce, ma soprattutto intervenendo e occupandosi della cosa pubblica. Chi deve intendere intenda. Questo è il momento giusto per avere coraggio.

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