Ottanta anni fa finiva l’incubo dei bombardamenti, che per tutta l’estate del 1943 avevano imperversato sulla città di Foggia. I foggiani ancora non lo sapevano, ma il raid del giorno prima, 18 settembre, sarebbe stato l’ultimo.
Dal 26 maggio, per ben 16 volte i bombardieri e i caccia degli Alleati avevano volato sul cielo di Foggia e del Tavoliere, per scaricare il loro micidiale carico di morte, non solo sugli obiettivi militari, ma anche sulla popolazione civile, secondo la filosofia dei «bombardamenti strategici» che avevano anche la finalità di terrorizzare e fiaccare la cittadinanza, per costringerla alla resa.
Perfino dopo l’armistizio dell’8 settembre, le sirene che annunciavano l’arrivo dei velivoli non avevano smesso di ululare: altri 5 raid, meno sanguinosi e più orientati verso gli obiettivi militari dei precedenti ma che comunque avevano frustrato le speranze di pace suscitate dalla notizia dell’armistizio, provocando altri crolli, altre vittime, altre feriti.
Ormai fuori gioco l’esercito italiano, i raid di settembre avevano l’obiettivo di spazzare via quanto ancora restava della contraerea e del sistema di difesa tedesco per agevolare la conquista di Foggia, che avrebbe avuto luogo di lì a poco, il 28 settembre.
Non si parla molto, del «settembre nero» foggiano che, come vedremo cercando di documentarlo in prossimi articoli, implicò per la città un costo altissimo, che avrebbe influito anche sulla futura ricostruzione.
Lettere Meridiane celebra la fine dell’incubo proponendovi, in alta risoluzione e a colori, due opere d’arte che rappresentano quella infausta stagione vissuta dal capoluogo dauno. Le ha dipinte Francoise Krige, artista di guerra di origine sudafricana, che giunse a Foggia assieme alle truppe inglesi.
Devo la scoperta di queste opere all’inesauribile Tommaso Palermo, che le pubblicò per primo nel suo prezioso e mai sufficientemente lodato volume Foggia, dalle tenebre del ’43 alla rinascita (Editrice Parnaso, 2013).
Le opere sono molto significative e si commentano da sole, Krige non “celebra” la guerra, ma piuttosto ne rappresenta l’orrore, la tragedia. Il dramma di Foggia vi è colto in tutta la sua essenza.
Fu un artista “totale” e per molti critici “enigmatico”: la sua produzione si caratterizza per la sua capacità di attraversare percorsi artistici diversi ed eterogenei: dal paesaggio alla natura morta, dalla grafica.
Dei suoi dipinti di guerra, ha scritto Justine Fox, critica d’arte: “Piuttosto che solo scene di battaglia, dipingeva spesso ritratti di persone incontrate durante la guerra e scene di piccoli villaggi devastati nell’Italia meridionale e di becchini al lavoro: i suoi dipinti di guerra furono molto acclamati e furono esposti in Sud Africa e a Londra.”
Come sempre, ricordiamo che quelle che vedete nell’articolo sono solo miniature delle immagini originali, che potete guardare e scaricare in una risoluzione più elevato cliccando sulla miniatura.
Views: 0