Le attese della Capitanata alla vigilia di un voto mai così incerto

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Non era forse mai successo, nella storia dell’Italia repubblicana, che un competizione elettorale fosse così incerta, come quella che si concluderà con il voto di domenica e lunedì prossimi. E bisognerà aspettare lunedì notte per capire se si sarà trattato di un voto utile a dare al Paese una maggioranza di governo o, al contrario, se l’esito delle urne non scioglierà i tanti rebus che la legislatura appena conclusa ha lasciato irrisolti.
La parola agli elettori, si dice in questi casi. Ma mai come in questa occasione gli elettori appaiono incerti, se non confusi.
Non ha aiutato alla comprensione una campagna elettorale giocata troppo sulla demagogia e sulla comunicazione mediatica. Con l’ulteriore conseguenza che nel dibattito politico sono rimasti assolutamente definita alcuni temi “territoriali” che dovrebbero rappresentare invece il cuore del confronto e della discussione. A cominciare dalla questione meridionale, sempre più marginale e residuale nell’agenda politica nazionale.

QUESTIONE MERIDIONALE, GRANDE DIMENTICATA
Che si parli di Mezzogiorno o di Nord-Est. una campagna elettorale dovrebbe servire prima di tutto a ragionare dei problemi della propria terra, per mandare in Parlamento rappresentanti in grado di tutelarne gli interessi, seppure con la necessaria mediazione con quelli generali del Paese. Ma questo elementare valore della politica è negato dal mai troppo vituperato porcellum, sistema elettorale che nega la rappresentatività territoriale e fatalmente confina il dibattito elettorale alle sole discussioni tra i leader, dimenticando le periferie.
Un grosso problema, per la provincia di Foggia che si aspetta molto, moltissimo dalla legislatura che sta per avere inizio. Quella che è stata appena consegnata alla storia verrà ricordata come una tra le più negative e le più ricche di beffe ai danni della terra dauna. Tanto per ricordare, è stata la legislatura che ha sancito il clamoroso voltafaccia del governo (Berlusconi) sull’Agenzia Nazionale per la Sicurezza Alimentare, assegnata a Foggia dal precedente governo Prodi e dal Parlamento. È stata la legislatura dei tanti, troppi, “definanziamenti” che hanno comportato il taglio di progetti pubblici la cui realizzazione avrebbe dato prospettive di futuro diverse all’economia provinciale, a cominciare dalla cancellazione della diga di Piana dei Limiti.
Per non parlare degli ultimi regali, elargiti in parti uguali dai governi guidati da Berlusconi e poi da Monti: il declassamento dell’aeroporto Gino Lisa, ridotto dal piano del ministro Passera a scalo meramente turistico nazionale, e l’autorizzazione alle trivellazioni petrolifere nei pressi delle Tremiti, che potrebbero mettere in discussione la competitività del sistema turismo, da cui dipendente una parte importante dell’economia provinciale.
DALL’AUTHORITY ALLA DIGA: LE TANTE BEFFE PATITE
La Capitanata vanta insomma un credito molto consistente nei confronti del Governo e del Parlamento, e tanto basta a sottolineare l’importanza del risultato elettorale di lunedì prossimo.
A dire il vero, rispetto alle altre campagne elettorale che si sono svolte all’insegno del porcellum, questa ha messo in campo, se non altro, una maggiore vivacità ed una maggiore presenza dei candidati che si sono dati da fare, pur non dovendo inseguire voti di preferenza per sé, ma soltanto voti per la propria lista e coalizione. La speranza è che la Capitanata riesca a mandare a Montecitorio e a Palazzo Madama una rappresentanza nutrita e qualificata in grado di ritessere la trama di uno sviluppo ormai sepolto dalla sempre più acuta crisi economica.
Gli ultimi dati diffusi dalla Cgil sulla cassa integrazione sono agghiaccianti e certificano la crisi di un intero apparato produttivo, che per riprendersi ha bisogno dell’intervento pubblico. In una provincia che affida molta parte della sua capacità produttiva all’agricoltura e al turismo, va rilanciata con forza la questione infrastrutturale. 
Ho ricordato prima le diverse tessere mancanti di un mosaico destinato forse a restare incompiuto. Ma vanno ricordati anche i tanti altri progetti pubblici finanziati ma non attuati nella tempistica prevista, il cui iter sta marciando con estenuante lentezza: dal treno tram, che ha polarizzato la tranche più importante dei finanziamenti comunitari del settennato 2007-2013, all’allungamento della pista dell’aeroporto, senza del quale resta dubbia la possibilità di esprimere perfino la vocazione turistica riconosciuta dal Governo.
IL BISOGNO DI UNA NUOVA CLASSE DIRIGENTE
C’è bisogno di una nuova classe dirigente, per la Capitanata. Questo è stato il leit motiv del dibattito politico degli ultimi anni, e una elezione politica ha precisamente questo scopo: rinnovare la classe dirigente. In questo senso, la lunga vigilia elettorale qualche novità l’ha prodotta. Mai la presenza di candidati foggiani era stata così nutrita, nei posti alte delle liste, destinati a trasformarsi in seggi alla Camera  o al Senato. Ed accanto agli uscenti, si profilano tanti volti nuovi che potrebbero avviare un capitolo nuovo della politica provinciale. Accanto ai partiti tradizionali, resta poi tutta da scoprire l’incognita rappresentata da Grillo e dal suo Movimento 5 Stelle, che potrebbe aggiungere altri nomi e volti nuovi della politica alla compagine dauna nel prossimo Parlamento.
È appena il caso di sottolineare che il risultato elettorale di lunedì sarà decisivo anche per determinare gli equilibri prossimo venturi della politica regionale e provinciale. Molti sono i sommovimenti che hanno agitato la vigilia elettorale: il governatore Vendola è candidato, e con ogni probabilità si dimetterà, sicché i pugliesi saranno chiamati alle urne nella prossima estate e nel prossimo autunno per il rinnovo del consiglio regionale. Tutte le coalizioni e tutti i partiti guardano anche in questa chiave al risultato elettorale del voto di domenica e lunedì prossimi. L’anno prossimo ci sarà il rinnovo del consiglio provinciale, quindi toccherà ai maggiori consigli comunali. In un modo o nell’altro una nuova stagione politica sta per cominciare, e questo spiega la grande incertezza che si palpa alla vigilia dello scrutinio.
Il centrosinistra ha perduto un po’ della fiducia e dell’ottimismo che aveva manifestato nella fase delle primarie, e guarda con una certa trepidazione all’effetto della lista Ingroia. Al centro, la Lista Monti ha attirato diversi delusi dal Pdl, che però non sembra essersi sfaldato: ha serrato i ranghi e ostenta una certa tranquillità. Su tutti, grava poi l’incognita del Movimento 5 Stelle. 
Comunque vadano le cose, si ha l’impressione che da martedì, nulla sarà come prima.
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Author: Geppe Inserra

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