Foggia, tra disperazione e speranza

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Nella storia del cinema, sono numerosi i film tratti da libri. Ma non succede spesso che un libro venga tratto da un film. Nel caso de “La città ideale“, lucida e preziosa riflessione di Antonio Fortarezza sulle ombre e le luci che avvolgono Foggia, è avvenuto quasi giocoforza. L’omonimo docufilm snocciola storie dense, raccoglie testimonianze, fa parlare protagonisti e vittime, che è stato costretto a concentrare nei limiti di tempo imposti dalla macchina cinematografica. Guardando il film (la cui distribuzione ha purtroppo dovuto fare i conti con la pandemia) si intuisce che dietro quelle storie c’è tutto un universo, ancora da esplorare, scandagliare, raccontare.
Storie che si svelano e si dipanano nella versione cartacea de “La città ideale” (Cacucci Editore, Bari) , che – va detto subito – è assai di più di un’appendice al film. Direi, piuttosto, che ne è il suo completamento e coronamento.
Foggia, dunque. Quella che è, quella che avrebbe potuto e forse ancora potrebbe essere. Soprattutto, quella Foggia che non si vede ma si respira, che si intuisce nella ampia zona grigia puntualmente investigata da Fortarezza.
Al centro del lavoro dello scrittore-regista c’è la spirale mafiosa e malavitosa che, con i suoi tentacoli, ha avvolto e sta strozzando il capoluogo dauno. Ma non si tratta di un’inchiesta giornalistica o un’indagine sociologica. Quel che a Fortarezza preme raccontare e svelare è il contesto, l’area grigia, appunto, quell’humus che ha permesso al crimine organizzato di mettere radici profonde, quell’economia indebolita dalla crisi e perciò maggiormente esposta alla illegalità, quella periferia onnivora ed avvolgente che è – l’autore lo dice senza riserve – il terreno di incontro e di scontro su cui si fronteggiano speranza e disperazione. Il libro oscilla costantemente tra l’una e l’altra, come del resto, viene programmaticamente dichiarato nel sottotitolo: Fra delitti e riscatto civile.
È proprio dalla periferia, dalla “città slabbrata” che parte lo storytelling di Fortarezza, che dimostra di avere con la scrittura altrettanta abilità e dimestichezza che con la macchina da presa. La lettura è piacevole, avvincente. L’autore è molto abile nel ricucire – accompagnandolo con il racconto in presa diretta del backstage – i diversi materiali tratti dal film, e presentati nel libro in versione integrale. Nella periferia sono compresi non soltanto Borgo Croci e Rione Candelaro, ma anche San Pio X, con la bella storia dei volontari dell’Associazione Arma dei Carabinieri, impegnati in attività di solidarietà alla mensa dei poveri allestita dalla parrocchia, e un luogo simbolico come Masseria Pantano con l’area archeologica che vi fa capo, raccontati in un’approfondita e stimolante conversazione con l’archeologo e docente foggiano, Pasquale Favia. Il titolo del paragrafo, Ricostruire la storia di una comunità, è uno dei molti sassi nell’acqua stagnante lanciati da La città ideale. Senza una consapevolezza del sé, e dell’essere comunità, senza la consapevole conquista della propria identità, la città è destinata alla sconfitta.
Fra delitti e riscatto civile è sospeso anche uno dei capitoli salienti del volume che affronta (mettendoli con intelligenza sullo stesso piano) la mafia e l’antimafia sociale, a sottolineare che la criminalità è ancora arrembante, la città non si è arresa, e risponde.
A raccontare l’escalation criminale che ha piegato la città, a partire dagli anni Novanta sono testimoni d’eccezione, che hanno pagato un prezzo alto alla violenza mafiosa, ma non si sono arresi: Daniela Marcone, figlia dell’integerrimo dirigente pubblico Francesco Marcone, ucciso dalla criminalità senza che si siano mai scoperti mandanti ed esecutori materiali, divenuta poi vicepresidente nazionale di Libera, Lino Panunzio, figlio dell’imprenditore Giovanni Panunzio, trucidato per non essersi voluto piegare al racket, e sua moglie Giovanna Belluna, vicepresidente dell’associazione intitolata all’imprenditore.
Storie di dolore e di impegno civile, come storia di dolore e di impegno civile è quella, particolarmente intensa e coinvolgente, raccontata nella lunga conversazione con Mario Nero, il testimone di giustizia che permise, con il suo coraggio, la condanna degli assassini di Panunzio.
Recentemente scomparso, Mario Nero ha pagato un prezzo molto alto per il suo gesto di eroismo civile, costretto ad una vita sotto copertura, ad un destino di isolamento, di solitudine e di abbandono.
Il libro restituisce a quest’uomo mite ma tenace, la sua giusta, grande, dimensione morale, facendone un simbolo di speranza di futuro.
Il capitolo successivo è dedicato ad altri temi caldi, come agromafie, ghetti, sfruttamento, ma non casualmente, nel capitolo conclusivo, il pendolo oscilla nuovamente verso la speranza. Vi si si raccontano, in conversazioni con volontari della mensa San Pio X e con i Fratelli della Stazione storie di solidarietà e senso civico, che gettano una luce particolare su quella Città Ideale che dà il titolo del film e del libro. Il dichiarato riferimento è al dipinto attribuito a Leon Battista Alberti, divenuto simbolo del rinascimento, che Fortarezza (che, oltre che filmaker, è anche un apprezzato designer) riprende nella copertina, con un sagace fotomontaggio che immerge nel contesto rinascimentale un palazzo di Borgo Croci.
Ci sarà anche un filo di ironia nel titolo e nel fotomontaggio, ma la Città Ideale potrebbe anche diventare una Città possibile se Foggia, come l’autore auspica titolando uno dei paragrafi conclusivi, riuscirà a riprendere se stessa.
Le diverse narrazioni tessono la tela di un racconto corale, consapevole, responsabile, spesso anche sofferto. In questo senso La Città Ideale è un libro profondamente vero e vissuto: una delle più lucide analisi su Foggia che mi sia mai capitato di leggere (vi invito a fare altrettanto).
Alla pubblicazione del volume ha dato un bel contributo l’associazione Per il meglio della Puglia, guidata da Piero Gambale, ed è una bella storia anche questa. Non solo per il sostegno finanziario offerto alla pubblicazione. L’associazione mette assieme foggiani, dauni e pugliesi che risiedono in diverse parti d’Italia ma che hanno in comune un’idea positiva e alta della loro terra. Che non s’arrendono e la sognano migliore. Con il suo aiuto, Per il meglio della Puglia lancia un confortante messaggio di speranza, di ottimismo per il futuro.

Foggia ne ha bisogno. Di sicuro, storie così ci fanno sentire meno soli.
Geppe Inserra

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“LA CITTÀ IDEALE. Fra delitti e riscatto civile” (Cacucci Editore, Bari) verrà presentato il 1° luglio alle ore 19 a Parcocittà.
All’incontro, oltre all’autore del libro, Antonio Fortarezza, interverranno: Madia D’Onghia, Professoressa Ordinaria di Diritto del Lavoro dell’Università di Foggia; Ludovico Vaccaro, Procuratore della Repubblica di Foggia; Rosa Barone, Assessora regionale al Welfare della Regione Puglia; Pierpaolo D’Arienzo, Sindaco di Monte Sant’Angelo e coordinatore di Avviso Pubblico Puglia; Rita Amatore, del coordinamento di  Parcocittà. Modera Geppe Inserra, giornalista e blogger di Lettere Meridiane. Durante la serata, inoltre, interverranno alcuni dei protagonisti presenti, con le loro testimonianze, nel volume di Antonio Fortarezza.
All’evento si potrà accedere su prenotazione cliccando su https://www.parcocittafoggia.it/evento/annessi-e-connessi/. Accessi limitati e secondo normativa anti Covid.
Al termine della presentazione, avrà luogo la proiezione del docufilm “La città ideale” in versione corto (30′).

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Author: Geppe Inserra

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