La transumanza patrimonio dell’umanità. Foggia, centro nevralgico della fitta rete di tratturi lungo i quali si svolgeva la stagionale migrazione di pastori e armenti, patrimonio dell’umanità. Per il capoluogo dauno la decisione dell’Unesco può rappresentare una grande opportunità, a patto che si lavori seriamente alla valorizzazione di questo patrimonio, che per quello che ci riguarda non è soltanto immateriale.
Anche se poco conosciuti e poco valorizzati, i tratturi restano un dato di fatto, così come quel Palazzo Dogana che rappresentava il centro direzionale, amministrativo e giudiziario delle complesse attività che ruotavano attorno alla transumanza, ai tratturi e ai pascoli.
Nella memoria storica, così come nella coscienza collettiva, della città è rimasto assai poco di tutto questo, che nella migliore delle ipotesi resta materia d’interesse per studiosi e addetti ai lavori. Tanto per dire, non c’è nulla in città che segnali e ricordi i tratturi, su cui si è modellata la crescita urbanistica della città. Alcuni rioni (Biccari, San Lorenzo, Ordona-Lavello) prendono il nome proprio dai tratturi che una volta li attraversavano, ma non c’è neanche un segnale, una targa toponomastica che lo ricordi.
Michele Pesante, presidente dell’associazione Tratturi e transumanza (e già responsabile dell’ufficio regionale dei tratturi, che ha sede a Foggia) è stato assieme a Viviano Iazzetti (all’epoca direttore dell’Archivio di Stato di Foggia che custodisce le preziose carte della Dogana delle Pecore) l’anima foggiana del folto cartello di associazioni, enti ed associazioni che ha promosso e coordinato l’iter tendente ad ottenere il riconoscimento da parte dell’Unesco.
“La decisione dell’Unesco – dice Michele Pesante – premia l’impegno del bel movimento che è nato attorno alla richiesta di riconoscimento della transumanza come patrimonio dell’umanità. Ma adesso Foggia deve darsi da fare per recuperare quel pezzo importante della sua identità legato ai tratturi e alla transumanza. Si potrebbe cominciare, con un investimento modesto ma significativo, aggiungendo ai nomi attuali delle strade la loro antica denominazione tratturale. Speriamo che da parte delle istituzioni locali vi sia attenzione e sensibilità, per scongiurare il rischio che si ripeta quanto è successo con la Via Francigena, dal cui tracciato Foggia è stata esclusa, nonostante fosse attraversata, proprio grazie ai tratturi, dalle vie dei pellegrini.”
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